De Gasperi, il 25 aprile e i tabù ideologici.

Senza un superamento definitivo dei rispettivi tic ideologici, tanto destra quanto a sinistra, difficilmente si arriverà ad una vera e credibile condivisione sulle fondamenta civili ed ideali della nostra repubblica.

Attorno alla Festa del 25 aprile nel corso degli anni sono nate molte narrazioni. Il recente convegno organizzato da Tempi Nuovi a Roma sul magistero politico di Alcide De Gasperi in merito alla costruzione della Europa e al valore dell’europeismo, ha evidenziato alcuni di questi singolari aspetti. Ma forse vale la pena richiamare l’attenzione su alcuni tasselli che nel corso degli anni si sono sedimentati e curiosamente consolidati.

Innanzitutto il 25 aprile è diventata la Festa della sinistra nelle due diverse e molteplici espressioni. Una sorta di primogenitura e una auto investitura escludente che ha trasformato una delle date fondanti e storiche della nostra democrazia in una giornata profondamente divisiva. E anche quest’anno, come da copione, si è puntualmente verificata questa vulgata. Il “caso Scurati” non è nient’altro che la ciliegina sulla torta che cambia ogni anno i protagonisti ma non modifica affatto la sostanza.

In secondo luogo, e specularmente, per molti settori della destra italiana la data del 25 aprile è certamente importante ma non affatto decisiva e, men che meno, unitiva. Anche su questo versante si tratta di una prassi che si è venuta progressivamente affermando al punto che proprio sul 25 aprile – la Festa più rappresentativa per il profilo e la natura della nostra democrazia repubblicana – si registra una sorta di deriva degli “opposti estremismi” che resta uno degli

elementi più nefasti del nostro sistema politico.

In terzo luogo si registrano alcune singolari ed anacronistiche rimozioni. Tra queste ve n’è una di straordinaria gravità che non possiamo banalmente archiviare. E cioè, la Festa del 25 aprile è nata con Alcide de Gasperi. Il leader democristiano è stato un sincero, vero ed autentico antifascista ma il suo straordinario ed unico magistero politico con riferimento proprio all’antifascismo è stato semplicemente rimosso dal “politicamente corretto” nonchè del tutto dimenticato. Un elemento, questo, che rientra nei misteri della politica Italia e, soprattutto, della cultura politica democratica e antifascista del nostro paese.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, non possiamo continuare a parlare dell’unità del paese quando persiste una virulenta divisione attorno al significato, alla pregnanza e alla natura della Festa della Liberazione. Non è lontanamente immaginabile sanare antiche e vecchie divisioni politiche, culturali e storiche quando permane una frattura quasi verticale sulla natura del 25 aprile.

Ecco perché, forse – e proprio cogliendo l’occasione della Festa della Liberazione del 2024 – è giunto anche il momento affinchè la cultura politica della sinistra e la cultura politica della destra prendano atto che senza un superamento definitivo dei rispettivi tic ideologici difficilmente si arriverà ad una vera e credibile condivisione sulle fondamenta civili ed ideali della nostra repubblica. E la Festa del 25 aprile è proprio una di quelle date attorno alle quali, adesso, non si può più tergiversare. Nè per pigrizia culturale, nè per rigidità ideologica e nè, tantomeno, per arroganza politica.