Ancora suggestivo il discorso di De Gasperi sulla fatica della democrazia

Riportiamo le conclusioni dell’articolo di Antonio Campati pubblicato sull’ultimo numero della rivista online “Power and democracy”, diretto dal prof. Flavio Felice (Università del Molise).

Antonio Campati

Volendo utilizzare due espressioni riassuntive, e necessariamente semplificatorie, si potrebbe allora  descrivere il periodo degasperiano come un’epoca di mediazione, mentre quella attuale come un’epoca di disintermediazione: la prima prevede un connubio tra  mediazione e leadership che trova un’incarnazione proprio nella figura del leader democristiano – si pensi alla  propensione a creare maggioranze «eccedenti» in Parlamento – e un’organizzazione della vita politica che valorizza i corpi intermedi, in particolare i partiti politici (soprattutto con l’intento di sensibilizzare i cittadini alla  partecipazione democratica); la seconda stagione – che  circoscrive la vita politica degli ultimi decenni – è caratterizzata, al contrario, da una profonda crisi della rappresentanza politica, strettamente legata all’indebolimento della funzione di mediazione dei partiti e, per molti versi, al presunto azzeramento della distanza tra eletti ed elettori, che diventerebbe possibile grazie alle   tecnologie informatiche. In particolare, il rapporto di immediatezza che si è instaurato tra leadere e «popolo»  (Urbinati,  2020),  ha  determinato  la  restrizione  di  quella  distanza democratica nella quale operano i corpi intermedi, che però rappresenta la ragione costitutiva di un sistema  rappresentativo (Campati, 2022). 

Giungere alla conclusione secondo cui, nel volgere delle  stagioni politiche di una democrazia parlamentare come quella italiana, possono succedersi momenti nei quali il decisionismo e l’immediatezza sembrano soverchiare le pratiche della mediazione, altri nei quali si verifica l’esatto contrario, e altri ancora nei quali mediazione e immediatezza sono in equilibrio, può sembrare riduttivo. Forse lo è molto meno, se si ricorda che tutti questi scenari possono verificarsi  all’interno  di  un  contesto  istituzionale formalmente immutato. Tale aspetto evidenzia come il sistema istituzionale italiano (e non solo) sia caratterizzato  da elementi di flessibilità che spesso non vengono presi nella giusta considerazione e proprio tale mancanza è alla  base di conclusioni troppo affrettate quando si considera esaurito il ruolo di una leadership, oppure quando si decreta l’indebolimento dell’influsso di talune ideologie o persino quando si ipotizza la conclusione dell’operatività di alcune formazioni politiche. 

L’intento al fondo del presente articolo è stato quello di ricordare come la democrazia rappresentativa si presenti  sotto le forme di un sistema altamente complesso, nel   quale operano leader e classi politiche diverse, che  possono orientarla in un modo o in un altro attraverso l’uso che fanno degli ingranaggi che la regolano. Proprio grazie a tale complessità (Innerarity, 2022), cioè all’insieme di equilibri (flessibili) che ne governano il funzionamento, essa riesce a garantire pluralismo, libertà e tutela dei diritti. D’altronde, ce lo ricorda lo stesso De Gasperi nella citazione posta in esergo a queste pagine: la democrazia è tutt’altro che semplice, ma è il sistema «meno peggio» che possa toccare al mondo.

 

Frase di De Gasperi in esergo

«Questo metodo democratico, che pure è il migliore che il consorzio umano abbia inventato, è tutt’altro che semplice. Continui discorsi, continue agitazioni, una Camera, due Camere, elezioni sopra elezioni, quanta fatica! Io non parlo male di questo sistema, perché abbiamo avuto tali esperienze nel passato per concludere che è il meno peggio che può toccare al mondo»

 

Titolo originale dell’articolo

Un metodo tutt’altro che semplice. Democrazia e mediazione nella riflessione di Alcide De Gasperi.

 

Link per leggere la rivista

http://www.poweranddemocracy.it