Ci sono proteste per le restrizioni imposte dalla recrudescenza del Covid-19. Avviene in Italia come in altre parti d’Europa e del mondo, secondo un principio che fa della libertà personale un fattore discriminante e prioritario rispetto alle obiettive esigenze di tutela della collettività. La pandemia è tornata a colpire, sicché appare incongruo, nel ribellismo dei libertari e delle categorie a rischio, il tentativo di ammantare la contestazione di una ripulsa contro la congiura di circoli, come sempre occulti, della finanza internazionale o giù di lì.

Può darsi che nei mesi estivi abbiamo perso del tempo prezioso. Sta di fatto che voci autorevoli di scienziati e medici clinici avevano preconizzato l’estinzione del virus. Che il governo si sia mosso con prudenza, è tanto vero quanto assolutamente comprensibile. Anche adesso, con l’emergenza sul collo, il governo mantiene una posizione di cautela. Si tratta di evitare conseguenze troppo pesanti qualora si procedesse a un lockdown generalizzato, senza margini di flessibilità. Per questo, vuoi o non vuoi, il ruolo dei sindaci risulta importante: senza il loro responsabile impegno la gestione dell’emergenza si farebbe più complicata.

Di qui alla scoperta di un vaccino efficace, nonché della sua produzione e distribuzione su larga scala, dobbiamo abituarci a convivere con l’infezione. Antony Fauci, personalità d’indubbio prestigio nel campo della medicina, abbozza l’idea che solo nella secondà metà del 2021 potremmo ricominciare a viaggiare senza preoccupazioni. La convivenza esige, in definitiva, che si maneggino strumenti e regole atte a coinvolgere correttamente la pubblica opinione. Se ognuno davvero si attenesse a precauzioni finanche elementari, potremmo nelle prossime settimane abbassare la curva del contagio. 

Il buon senso e la prudenza debbono prevalere. Malgrado la stanchezza, siamo in grado di  mettere sotto controllo l’impennata dell’epidemia. Il sacrificio di oggi aiuterà ad accorciare i tempi della ripresa.