La Commissione europea ha elaborato una strategia, da oggi al vaglio del Parlamento europeo, che si regge su tre pilastri.

La Commissione propone di introdurre innanzitutto “una procedura di frontiera integrata”, che “per la prima volta comprende uno screening pre-ingresso che copra l’identificazione di tutte le persone che attraversano le frontiere esterne dell’Ue senza autorizzazione.

Ciò comporterà “anche un controllo sanitario e di sicurezza, rilevamento delle impronte digitali e registrazione nella banca dati Eurodac”.

Attraverso questo sistema “verranno prese decisioni rapide in materia di asilo o rimpatrio”. “Tutte le altre procedure saranno migliorate e soggette a un monitoraggio più forte e al sostegno operativo delle agenzie dell’Ue”, che si serviranno anche di un’infrastruttura digitale per monitorare le domande.

Il secondo pilastro del nuovo patto chiama in causa i singoli Stati Ue. Questi ultimi “saranno tenuti ad agire in modo responsabile e solidale gli uni con gli altri”.

In relazione alle diverse situazioni degli Stati membri e alla pressione dei flussi migratori, la Commissione propone “un sistema di contributi flessibili da parte degli Stati membri” che potranno aprire le porte alla “ricollocazione dei richiedenti asilo dal Paese di primo ingresso”, ma anche farsi carico del rimpatrio “di persone senza diritto di soggiorno” o offrire “varie forme di supporto operativo”.

Il terzo pilastro è quello delle partnership coi Paesi extra-Ue. Questi “aiuteranno ad affrontare sfide condivise come il traffico di migranti”, ma anche “a sviluppare percorsi legali” di ingresso nei Paesi Ue e garantiranno “l’efficace attuazione degli accordi e delle disposizioni di rimpatrio”.