Franceschini s’incarica di mostrare i muscoli per conto di Letta. Bisogna fare chiarezza con vecchi e nuovi alleati.

Apertura sulla riforma elettorale: meglio la proporzionale del maggioritario. La stabilità di governo è indispensabile, sicché i 5 Stelle non possono pensare di far cadere il governo e poi convergere, malgrado questo, nello schieramento a direzione Pd. Il via libera, infine, al ritorno di Speranza e Bersani (e D’Alema?).

Le conclusioni di Franceschini a Cortona spingono in direzione di un rapido chiarimento nel Pd sulla linea politica da assumere in vista delle elezioni del prossimo anno. Uno dei punti più controversi è dato dalla possibile riforma della legge elettorale. «Io penso che il tema del proporzionale e maggioritario – ha detto il Ministro della Cultura – non è solo di convenienze, ma di prospettive. Il maggioritario spinge a creare le barriere, blocca i processi evolutivi, mentre il proporzionale fa chiarezza, [prevedendo] alleanze meno omogenee ma che possono costruire programmi. Sarà difficile cambiare la legge elettorale ma dobbiamo provarci fino in fondo», costringendo «tutti a schierarsi, anche quelle forze che sono per il proporzionale, ma che non lo fanno per paura, come FI».   

Poi a stretto giro, fissando una regola di buon senso, è anche partito un monito preciso verso i 5 Stelle. Le parole del Ministro sono state lapidarie: «Da qui alle elezioni, per andare insieme al M5S dobbiamo stare dalla stessa parte, se ci sarà una rottura o una distinzione, perché un appoggio esterno è una rottura, per noi porterà alla fine del governo e all’impossibilità di andare insieme alle elezioni. E si brucerà chiaramente ogni residuo possibilità di andare al proporzionale». D’altronde Franceschini, avvertendo l’usura dell’accordo strategico fino a ieri tradotto coalizione giallorossa, sente la necessità di rimodulare il concetto stesso di alleanza così da guadagnare flessibilità nel rapporto con il partito di Grillo e Conte. «Le alleanze saranno per una legislatura, non per sempre».

Il discorso di Franceschini non è stato accolto bene all’interno del Movimento 5 stelle e ha aumentato il nervosismo. Ma i parlamentari M5S rivendicano di essere leali. “Non è facile stare al governo con alleati che ti offendono quotidianamente – dice per esempio l’ex capogruppo M5S al Senato Licheri su facebook -. E non è facile nemmeno dover dialogare con leader che in cuor loro cullano il sogno di banchettare sul tuo cadavere. Ma noi lo facciamo. Lo facciamo perché siamo fatti così. Chiamatelo amore verso il proprio paese o, se preferite, spirito di sacrificio. Ma siamo fatti così. Siamo merce rara in Italia». 

Tornando alle conclusioni di Cortona, vale anche la pena osservare che qualche sassolino il Ministro se l’è voluto togliere dalle scarpe. «AreaDem – ha fatto presente –  è nata nel 2009: abbiamo avuto sei segretari nazionali e abbiamo sempre garantito l’unità del partito attorno al segretario. Basta con la retorica delle correnti». Di qui la stoccata a Zingaretti: «Mi dispiace che un segretario se ne sia andato proprio dando la colpa alle correnti. In un grande partito ci deve essere il confronto». E un grande partito deve contemplare una politica di apertura. «È ora che Speranza e Bersani – ecco l’appello – tornino nel Partito democratico». Un partito che a quel punto, ricostruiti bene i rapporti a sinistra, può egualmente rivolgersi al centro, per allestire una politica di convergenza e solidarietà nell’ambito del nuovo Ulivo. 

Franceschini con questo intervento a Cortona ha avuto il merito di gettare le carte sul tavolo. Resta però l’impressione, a prescindere dall’esibizione di chiarezza e forza politica, che sulle future elezioni egli continui a nutrire un certo pessimismo (per altro condiviso con D’Alema). Ma in genere è il pessimismo a innescare i progetti migliori e a produrre le scelte più coraggiose. Sarà così anche stavolta?