IL CENTRO PUÒ RIPARTIRE. MARTINAZZOLI NEL 1994 EBBE CORAGGIO E NON FU CAPITO. OGGI SERVE UNA NUOVA SCOSSA.

“Certo, le stagioni storiche sono profondamente diverse tra di loro – dice Merlo – ma un Centro che si presenta di fronte agli elettori in modo autonomo può riscuotere un consenso politico e culturale sino ad oggi impensabile. Un Centro che ha il coraggio di denunciare le contraddizioni che attraversano le due coalizioni maggioritarie che si presenteranno di fronte agli elettori il 25 settembre”.

Ora può decollare, finalmente, Il Centro. E, accanto al Centro, può prenderne il largo anche una politica di centro. Dopo l’alleanza tra Calenda e Letta – una alleanza che si basa innanzitutto sulla spartizione di collegi uninominali e di posti nel proporzionale, come da copione – il cammino politico del Centro può iniziare. Si tratta di una corsa indubbiamente non semplice ma carica di politica, di cultura politica e anche, e soprattutto, di contenuti politici. Certo, non sempre in politica si corre per il solo potere. Del resto, ce lo hanno insegnato i nostri maestri del passato quando ci ricordavano che le idee e i valori non possono essere sistematicamente sacrificati sull’altare del potere e dei suoi compromessi. E la conseguente riaffermazione di una posizione politica forte ed intransigente a volte confligge con la ricerca del potere e la sola occupazione dei fatidici “posti”.

Ora, il polo che si dovrebbe presentare alle ormai prossime elezioni politiche e che si può tranquillamente definire come il Centro, assomiglia molto a ciò che fece Mino Martinazzoli nel lontano 1994. Certo, le stagioni storiche sono profondamente diverse tra di loro ma un Centro che si presenta di fronte agli elettori in modo autonomo può riscuotere un consenso politico e culturale sino ad oggi impensabile. Un Centro che ha il coraggio di denunciare le contraddizioni che attraversano le due coalizioni maggioritarie che si presenteranno di fronte agli elettori il 25 settembre. E cioè, due coalizioni armate l’una contro l’altra e tese a delegittimare l’avversario/ nemico senza battere ciglio. È appena sufficiente registrare ciò che sta capitando in questi giorni per rendersene conto in modo persin troppo palese. Due coalizioni raccogliticce e politicamente divise al proprio interno ma unite solo e soltanto dalla voglia di distruggere il nemico prima e di conquistare il potere poi. Forse la presenza di una posizione terza può, finalmente, inserire nella dialettica politica italiana una proposta di governo credibile e seria accompagnata da una cultura politica che non si rifugia solo nella dimensione del potere e della sua occupazione selvaggia.

E poi c’è un secondo elemento, altrettanto importante che non si può trascurare. E cioè, una posizione di Centro seria e credibile può incrociare le attese, le domande e le istanze di un mondo culturale e politico che da molto tempo è senza rappresentanza politica, organizzativa ed istituzionale. Mi riferisco a quel mondo cattolico popolare e cattolico sociale che apparentemente oggi è ai margini ma che, invece, è presente e attivo nella società italiana. Semplicemente non si riconosce nella politica contemporanea perché non c’è una proposta adeguata e pertinente.

Ecco, un progetto di Centro che sappia dispiegare una politica di centro e un programma di governo serio può incrociare e rappresentare larghi settori di questi mondi vitali. Che, lo ripeto, esistono massicciamente nei gangli vitali della società italiana.

Ecco perchè è bene che ritorni il Centro. Non per una logica di potere ma per una necessità politica, culturale, programmatica e forse anche etica. Era ora.