La svolta nasce a metà degli anni novanta, dopo la rivoluzione di tangentopoli che è stata, e resta, la vera subcultura che ha distrutto e liquidato la politica. Il nemico va annientato: ecco il messaggio o, meglio ancora, il programma della subentrante barbarie antipolitica.

Insomma, insulti, attacchi personali, distruzione sistematica delle persone, diffamazioni e semi diffamazioni, pianificazioni sofisticatissime per criminalizzare politicamente, e non solo politicamente, il nemico. In altre parole, come distruggere le persone sgradite. Sarebbe questo il lascito concreto del tanto decantato ed esaltato populismo di marca grillina che ha caratterizzato il nostro paese per molti anni? Cosa è rimasto della antica e, verrebbe da dire, nobile politica della bistrattata ed odiata Prima Repubblica? Certo, anche in quella lunga stagione gli attacchi personali erano di moda. Basti pensare, per fare un solo esempio concreto a me caro e più conosciuto, agli attacchi ripetuti e alla carovana di insulti e di ogni sorta di demolizione della persona che i comunisti italiani hanno sempre rovesciato addosso ad un leader e ad uno statista democratico cristiano come Carlo Donat-Cattin. Per il suo progetto politico e per le idee che manifestava con coraggio e determinazione nel concreto dibattito politico italiano. Per non parlare di molti altri leader democristiani…..

Ma, se non altro, accanto ai vomitevoli e sempre deprecabili attacchi personali, in quella stagione prevaleva quasi sempre la politica. Ovvero, la politica restava al centro della discussione e del confronto tra i vari leader e i partiti di riferimento.

La vera svolta nasce a metà degli anni novanta, dopo la rivoluzione di tangentopoli e la preparazione del terreno populista che è stata, e resta, la vera subcultura che ha distrutto e liquidato la politica creando le condizioni per ridurre la politica stessa a puro scontro personale. Il nemico va annientato. Punto. E il grillismo e chi lo ha fiancheggiato – e sono tantissimi, soprattutto sul versante dell’informazione – è stato il motore decisivo che ha brutalizzato la politica. Tutta la politica. Perchè ormai l’annientamento del nemico – tra i partiti e all’interno stesso dei partiti – è diventata l’unica regola che disciplina i rapporti personali. E chi lo nega o è un ingenuo o, com’è evidente a tutti, è un ipocrita. Una cultura, cioè, che ha contagiato lo scenario pubblico italiano. Tanto a livello nazionale quanto a livello locale.

Non c’è quindi da stupirsi di ciò che leggiamo oggi attorno all’ultima polemica tra il “Fatto quotidiano” e Renzi o a mille altri casi a cui abbiamo assistito in questi ultimi tempi. Verrebbe quasi da dire, commentando il rapporto epistolare e questo scambio violento di dichiarazioni e di accuse, “è la politica bellezza”. Perchè, in effetti la politica oggi è prevalentemente questo. Ma ci ricordiamo ancora, per fare un solo esempio, ciò che hanno detto, urlato, scritto e giurato per anni in tutte le piazze italiane i grillini? Credo sia inutile ricordarlo perchè è ancora nella mente di tutti quelli che hanno un briciolo di memoria storica. Certo, adesso hanno avuto una misteriosa conversione politica, improvvisa e collettiva e, tutti come un sol uomo, si sono ravveduti per tutto quello che hanno detto, urlato, scritto e giurato per svariati lustri. Ovviamente è una bufala utile per i gonzi che vogliono cadere nella trappola. E questo per una ragione semplice, anzi persin banale. Il dna di un partito non cambia da un giorno all’altro ma è il concentrato di un modo d’essere che ti ha caratterizzato sin dall’inizio della tua esperienza. E per lunghi anni. E visto che i protagonisti politici di questo partito sono sempre gli stessi, è curioso che la conversione politica coincida per tutti nello stesso giorno, nello stesso mese e nello stesso anno….

Ora, al di là di questa sceneggiata, quello che caratterizza concretamente la politica contemporanea è che, purtroppo, domina l’insulto e l’attacco personale. Altrochè il “nulla della politica” denunciato da Martinazzoli a metà degli anni duemila. Qui ci troviamo di fronte ad un imbarbarimento dello stesso linguaggio politico che riduce la politica ad uno scontro permanente dove il vincitore finale è quello che riesce a distruggere meglio il proprio nemico. Con tanti saluti alla cultura politica, ai riferimenti ideali, alla buona educazione e al rispetto delle persone.

Anche per questo elemento e per questa profonda caduta di stile, è sempre più necessario ed indispensabile recuperare quelle culture politiche che concepiscono la politica come confronto continuo ed incessante fra ricette programmatiche contrapposte se non alternative ma sempre nel rispetto rigoroso delle persone e di ciò che rappresentano. Ma per cercare di raggiungere quel risultato e ritornare a quei tempi, si deve sconfiggere definitivamente ed irreversibilmente il populismo e chi continua a cavalcarlo e a inverarlo nella società contemporanea. Se il populismo persiste, come oggi è, sarà difficile, molto difficile, uscire da questo tunnel. Con esiti imprevedibili per il futuro della nostra democrazia e le stesse istituzioni democratiche.