Che da qualche tempo nella politica italiana ci sono i “capi” e non più i “leader, per dirla con Mino  Martinazzoli, è cosa sufficientemente nota per essere ulteriormente descritta. Del resto, dopo il  tramonto dei partiti politici organizzati, radicati nel territorio e socialmente rappresentativi, sono  subentrati i partiti personali, del capo o del guru, a seconda dei vari soggetti in campo. Di fatto,  cartelli elettorali alla mercè del proprietario/capo/guru. 

Ora, il tutto si incastra in una cornice trasformistica dove il richiamo alla coerenza politica, alla  lungimiranza programmatica e alla serietà istituzionale suonano quasi blasfemi. Al riguardo, è  appena sufficiente osservare con attenzione e senza spirito polemico o settario il comportamento  concreto di alcuni di questi presunti “capi” politici per rendersi conto che l’inaffidabilità è diventata  la regola per eccellenza dell’azione quotidiana nella dialettica politica. Tutto ciò che aleggia  attorno alla sempre più misteriosa “crisi di governo” ne è un esempio plateale, appunto. Gli  annunci e e le solenni dichiarazioni che vengono sfornate in batteria sono puntualmente smentite  nell’arco di poche ore e altrettanto puntualmente rinnegate e ribaltate nell’arco di pochi giorni. Se  noi dovessimo registrare, pur senza esercitarsi in alcun commento e per fare un solo esempio, su  ciò che dice Renzi da un anno e verificarlo con i comportamenti concreti che vengono tradotti  nelle aule parlamentari dal suo partito personale, avremmo una plastica conferma di questo  assunto. Per non parlare, perchè ci vorrebbe un libello per descriverlo compiutamente, di ciò che  dice e di ciò che fa concretamente il partito dei 5 stelle. L’elenco sarebbe lunghissimo e, del resto,  è abbastanza noto a tutti quelli che seguono e commentano le vicende politiche italiane. 

Gli esempi, come ovvio, si potrebbero moltiplicare ma ci sono delle evidenze talmente plateali che  non possono passare inosservate anche di fronte agli sguardi più disinteressati.  Insisto su questo elemento per un semplice motivo. I sondaggisti più quotati ed accreditati, cioè  quelli che non lavorano alle dipendenze dei partiti di riferimento, ci dicono in modo sempre più  pressante che la caduta di credibilità della politica, dei partiti e delle stesse istituzioni  democratiche è preoccupante. Il tutto avviene in un clima dove le disuguaglianze sociali crescono,  la povertà aumenta e la disoccupazione assume connotati inquietanti. L’assenza di credibilità  della politica e, nello specifico, di chi momentaneamente è alla guida dei vari cartelli elettorali, non  aiuta ma addirittura aggrava il contesto generale.  

Ecco perchè, forse, è arrivato anche il momento per denunciare politicamente la mancanza di  affidabilità e di coerenza di alcuni settori della nostra classe politica. Perchè l’assenza di questi  due elementi costitutivi di una “buona politica” generano, inevitabilmente, la caduta di credibilità  dell’intera sistema democratico. Che è l’unica cosa che non serve e che può essere fatale  nell’attuale momento storico, purtroppo ancora dominato e caratterizzato da una perdurante e  devastante pandemia.