Follini, ci vuole un patto tra i partiti più forti: celebrare vittorie effimere, come nelle amministrative, logora la democrazia.

È un’illusione pensare che una vittoria di parte, quale che sia, ponga rimedio a una crisi di grande portata. Così, l’unica strada che resta ora è quella di un patto sulle regole, almeno tra i partiti più forti. Non si può andare avanti in questo modo. L’articolo è tratto, per gentile concessione, dall’ultimo numero de “La Voce del Popolo”, settimanale diocesiano di Brescia. Titolo originale: “L’eccessiva enfasi nasconde i problemi”.

 

Si avverte un eccesso di enfasi nella celebrazione che il centrosinistra va facendo degli ultimi risultati amministrativi. Pari a quella che quindici giorni fa andava facendo il centro-destra dalla parte opposta. Gli uni festeggiano oggi l’espugnazione di Verona e Monza. Gli altri celebravano due settimane fa l’altrettanta espugnazione di Palermo e Genova. 

Ora, non si vorrebbe guastare la festa né agli uni né agli altri. Solo sottolineare che ogni vittoria di questi tempi pare piuttosto effimera, e ogni previsione fin troppo ottimistica. Il dato vero è semmai la sempre più massiccia diserzione dalle urne. Cosa che evoca, inevitabilmente, una crisi di sistema assai più profonda delle singole difficoltà che attanagliano di volta in volta l’una e l’altra metà. 

È un’illusione pensare che una vittoria di parte, quale che sia, ponga rimedio a una crisi di questa portata. Semmai servirebbe che le parti, tutte, si dedicassero a un’opera comune di tessitura istituzionale. Argomento che stride con le logiche elettorali, si sa. Ma stride un po’ meno con gli interessi vitali del paese. In questi anni di illusioni se ne sono consumate fin troppe. 

Che i partiti ritornassero quelli di una volta. Che i tecnocrati fossero capaci di operare miracoli anche politici. Che i populisti rigenerassero i nostri costumi. Non è accaduto nulla di tutto questo. Così, l’unica strada che resta ora è quella di un patto sulle regole, almeno tra i partiti più forti. Improbabile, si dirà. È vero. Ma è ancor più improbabile che si possa continuare così.

 

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