L’EREDITÀ DEL GOVERNO GIALLO-VERDE, OVVERO UN FALLIMENTO CHE PESA SULLE VICENDE ODIERNE.

Un’analisi, quella proposta qui dall’autore, che non lascia adito a dubbi: il governo giallo-verde è stato un fallimento. Alla fine, valutati i provvedimenti più significativi, salta fuori un quadro d’insieme che ci ricorda che quando demagogia e populismo vanno a braccetto producono danni incommensurabili.

 

Quando gli ibridi sono incestuosi nascono dei mostriciattoli tentacolari che lasciano il segno. Il governo giallo-verde, quello del murales con il bacio tra Di Maio e Salvini, unendo due sponde populiste opposte ha lasciato in eredità alcune improvvide iniziative e altrettanto rovinose decisioni, in una coreografia vetero-giacobina condita da tanti atti dal piglio decisionista ma con poco retroterra di ponderata riflessione. A cominciare dal Memorandum della Via della Seta del marzo 2019 che individuava nelle aree portuali di Genova e Trieste i terminali dei flussi commerciali provenienti dalla Cina, una specie di cavallo di Troia nel ventre molle dell’Europa, subito stigmatizzato dall’UE: peccato che un mese fa il cancelliere tedesco Scholz abbia fatto visita a Xi Jinping, peraltro per cedere una quota azionaria del porto di Amburgo alla cinese Cosco.

Ma un mese dopo l’accordo siglato con la Cina, esattamente il 28 aprile del 2019 tra il nostro Ministero della Salute e l’Amministrazione Generale delle dogane della Repubblica Popolare cinese era stata siglata un’intesa bilaterale che prevedeva alcune aree di collaborazione che la diffusione del Coronavirus aveva reso drammaticamente attuali: il rafforzamento della prevenzione e del controllo in frontiera delle principali malattie infettive, quello delle misure quarantenarie e dell’ispezione dei mezzi di trasporto internazionali in entrata e in uscita dai territori italiano e cinese, il miglioramento dell’efficacia delle misure di disinfezione, disinsettazione e derattizzazione, la prevenzione della trasmissione transfrontaliera di malattie infettive. Alla luce di quanto accaduto dopo, viene da pensare in che misura questi accordi siano stati rispettati e attualizzati: è a tutti noto che la pandemia Sars Cov-2 ebbe inizio nel mercato di Wuhan. Nessuno ha mai spiegato come e se l’intesa ‘protettiva’ transfrontaliera sia stata resa esecutiva.

Sarebbe importante – non trattandosi di un dettaglio – poter disporre di un resoconto documentato.

Altra decisione demagogica: la legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1 “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, ha ridimensionato la rappresentanza popolare a 400 deputati e 200 senatori, in nome del risparmio sui costi della politica. Peccato che proprio in questi giorni si sia scoperto che le spese per i gruppi parlamentari sono rimaste invariate mentre il limite del doppio mandato è stato aggirato con alcuni incarichi di consulenza – si dice – non proprio gratuiti. Eccetto pochi illustri esclusi, tra l’altro, si può adesso affermare che i notabili, i capi e i capetti dei vari partiti sono rimasti al loro posto: una blindatura che smentisce la promessa di rinnovamento, non salva il bilancio dello Stato e non dà neppure il buon esempio visto che tra i confermati più di uno ha portato in parlamento la propria consorte.

Questo provvedimento non favorisce la democrazia parlamentare ma rafforza l’oligarchia di designati e nominati.

Terzo vulnus. La tragedia di Ischia ha registrato la polemica sul condono edilizio che fu esteso alle abitazioni dell’isola (dopo il sisma del 2017) con un provvedimento ad hoc nel 2018 inserito nel decreto per il Ponte Morandi di Genova, a firma Di Maio e Toninelli: secondo Legambiente furono presentate migliaia di domande di sanatoria e il condono riguardò l’intera isola e quindi anche la zona del crollo attuale. Premesso che di fronte a disgrazie del genere bisogna nutrire sentimenti di condivisione del dolore e conforto e chiarito che sarà solo la magistratura ad accertare eventuali responsabilità per quanto accaduto, è di tutta evidenza che a fronte della morfologia idrogeologica dell’isola, un atto di sanatoria dell’abusivismo edilizio diventa una concausa del disastro ambientale. Sanatorie e condoni sono una piaga storica del Paese ma fa specie la loro reiterazione da parte di chi ha sempre sbandierato il ferreo rispetto della legalità. Pesano come macigni le parole del Procuratore generale Luigi Riello: “In Campania il 64,3% degli immobili è abusivo: irritante prendersela col destino”.

Aggiungiamo l’esito fallimentare del reddito di cittadinanza come misura di contenimento della povertà e (compresi i navigator) come strumento per creare posti di lavoro ed ecco che salta fuori un quadro d’insieme che ci ricorda che quando demagogia e populismo vanno a braccetto producono danni incommensurabili. Fare opposizione e governare sono due poli inconciliabili della politica.