Letizia a Milano sognando il Centro che verrà

Buona risposta all’appello di Letizia Moratti. Ora serve che ci sia un respiro ideale e culturale forte e convincente nel dispiegare un progetto politico centrista, democratico, riformista e di governo.

L’incontro che si è svolto a Milano nei giorni scorsi con mondi, gruppi, associazioni e partiti di orientamento centrista è una buona notizia per tutti coloro che non si rassegnano ad una progressiva e sempre più smodata radicalizzazione della lotta politica e polarizzazione ideologica nel nostro paese. Un progetto, quello centrista, che da troppo tempo viene evocato da più pulpiti e che, purtroppo, stenta ancora a decollare in modo compiuto. Per svariate motivazioni. Ma dopo la vittoria elettorale e il consolidamento della destra identitaria e di governo e l’affermazione di una sinistra sempre più massimalista, radicale ed estremista, è giocoforza anche il ritorno del Centro. O meglio, di una ‘politica di centro’. Dando voce ad un elettorato che, o si rifugia nell’astensionismo o vota, seppur stancamente, la coalizione di centro destra.

Ora, però, questo progetto – anche e soprattutto in vista delle ormai prossime elezioni europee – deve articolarsi lungo 3 direttrici di fondo se vuole realmente uscire allo scoperto e decollare.

Innanzitutto deve essere un progetto che non si limita a creare un cartello elettorale ma, al contrario, a costruire una iniziativa che punta progressivamente a trasformare questa domanda politica, culturale, sociale e quindi programmatica in un vero e proprio partito. Certamente plurale al suo interno ma, comunque sia, un partito organizzato. E questo per la semplice motivazione che la ‘politica di centro’ nel nostro paese non si può ridurre ad una mera operazione elettorale ma richiede, al contrario, una progettualità politica complessiva e a lungo termine.

In secondo luogo, e strettamente legata a questa prima indicazione, è necessario una qualificata e autorevole “regia” politica per favorire e far crescere questo percorso. Ed esponenti come Beppe Fioroni, Matteo Renzi, Letizia Moratti e molti altri possono svolgere questo ruolo delicato per evitare di deragliare inseguendo l’improvvisazione inconcludente, il pressappochismo organizzativo o la debolezza politica e progettuale. Una “regia” che, soprattutto, sia in grado di incanalare il ricco e variegato pluralismo che caratterizza quest’area e che va ricondotto ad unità, seppur nel rispetto di tutte le sensibilità ideali e territoriali.

In ultimo, ma non per ordine di importanza, il progetto politico deve essere chiaro e percepibile dai cittadini/elettori. Non un luogo cerchiobottista, vagamente trasformista ed ondivago. No, si tratta invece di costruire e di dar voce ad un progetto politico e di governo distinto e distante da ogni forma di massimalismo estremista e di un populismo anti politico e qualunquista. Del resto, un progetto è chiaro e realistico se è in grado di rappresentare un segmento sociale e di tradurre quelle domande e quelle istanze in una chiara iniziativa politica e legislativa. Al riguardo, è quantomai necessario che questo progetto sia animato e accompagnato da una cultura politica. Che non può essere, come ovvio, solo quella di matrice cattolico popolare e sociale. Anche questa, come ovvio, accanto però ad altre culture riformiste e democratiche. 

Quello che serve è che ci sia un respiro ideale e culturale forte e convincente nel dispiegare un progetto politico centrista, democratico, riformista e di governo. E l’iniziativa che si è svolta nei giorni scorsi a Milano può centrare questo obiettivo solo se si rispettano sino in fondo anche queste tre indicazioni di marcia.