Quanto è difficile riaggregare il centro

Il centro parlamentare e i suoi piccoli satelliti vivono uno stato di ‘sospensione’ dove i numeri contano più delle idee. Oltre a questo centro tattico c’è poi il centro che fermenta nella società civile dove a rifulgere è il radicamento territoriale, la visione moderata della politica, l’espressione delle istanze popolari del “paese reale”. Di esso il cattolicesimo sociale e liberale ne fa parte, da sempre, in modo determinante.

Il discorso di Draghi Presidente del Consiglio del 22 dicembre u.s. è stato interpretato da stampa e politica come una lampante e cogente autoinvestitura alla Presidenza della Repubblica: fare il nonno è un’alternativa che non va presa in considerazione se non per stigmatizzare come congetture insostenibili tutte le altre ipotesi sul toto-nomi. Se sarà così la salita al Colle diventerà, per parafrasare un film di Tornatore, ‘una pura formalità’. E la votazione un plebiscito per ovazione.

In caso contrario il centro politico parlamentare diventerebbe  determinante per l’elezione del nuovo Capo dello Stato, pur nella condizione di sfarinamento in gruppi diversi che si compongono e scompongono: regola non scritta  da quando il corpaccione della Dc è stato sfaldato e dissolto dalle vicende di tangentopoli, al pari degli altri partiti della Prima Repubblica. Tuttavia lo zoccolo duro è rimasto, pur nelle rappresentanze che avevo evidenziato in una precedente riflessione (https://ildomaniditalia.eu/ha-deluso-lattuale-bipolarismo-al-centro-convergono-in-molti-anche-troppi-chi-tirera-le-fila-lopinione-di-provinciali/), basandomi sulle attuali aggregazioni parlamentari. Si aggiunga la notevole consistenza bicamerale del Gruppo Misto, pur nel limbo indeterminato e fluttuante di una incerta collocazione e di una connotazione ”politica” nei due emicicli. 

Il fermo immagine del centro alla Camera e al Senato fotografa una frantumazione dei vari soggetti in esso compresenti pur nelle diverse sfumature identitarie: la stabilità di questa rappresentanza argina la forza di attrazione esercitata dalla polarizzazione bipolare da ambo i lati, anche se non tutti le sanno resistere. Con questo sistema elettorale bastano alcuni transfughi per determinare nuove maggioranze. Può darsi che l’ideologo Bettini, nel tentativo di creare un polo più consistente immagini per la sinistra un progetto duale Pd-Cinque stelle: viene però da chiedersi con quali retaggi, vincoli e intorbidamenti di visione politica ciò possa avvenire.

Quando i calcoli prevalgono sui riferimenti ideali e sulle tradizioni ereditate la promiscuità che ne deriva cede molte ragioni al populismo, il melting pot che si materializza non gioca a favore della stabilità. Non tutte le conversioni sono autentiche come accadde sulla via di Damasco, quelle successive sono state sovente imparentate con le convenienze del momento. Lo stesso dicasi a destra dove la lotta sottesa per la primazia partitica e le leadership personali disegnano una coalizione autodefinitasi ‘compatta’ ma più sommativa che ideologica, considerati tra l’altro anche i diversi riferimenti nel Parlamento europeo.

Il centro parlamentare e i suoi piccoli satelliti vivono uno stato di ‘sospensione’ dove i numeri contano più delle idee, al pari della consapevolezza di poter essere determinanti in un bipolarismo equivalente.

Oltre a questo centro tattico c’è poi il centro che fermenta nella società civile e vive di molteplici iniziative che nascono dal basso, un mosto che ribolle nelle decine di tinozze che qua e là per il Paese esprimono un pull di motivazioni forti: il radicamento territoriale, la visione moderata della politica, l’espressione delle istanze popolari del “paese reale”, da sempre il cattolicesimo sociale e liberale ne fa parte in modo determinante. Potrebbe essere questo il laboratorio politico necessario per definire una connotazione identitaria e una strategia per riaggregare il centro e in esso la presenza dei cattolici impegnati a testimoniare – in primis con l’esempio – quei valori radicati nella nostra Storia e fatti propri dalla stessa Costituzione. Coscienza morale e consapevolezza di operare per il bene comune possono essere motivazioni forti e aggreganti per ricondurre a sintesi i cantieri sempre aperti delle idee e dei contributi al fine di perseguire un’unità di intenti che possa dar corpo ad una presenza fattiva utile, forse necessaria per Paese.