Un debito di riconoscenza verso chi ha dato la vita in una guerra civile per  conquistare libertà e democrazia, e un debito verso le nuove generazioni cui tramandiamo il dovere e l’impegno di difenderle, perché sono conquiste fragili. Il 25 aprile deve essere sentito come una festa della comunità  per tutti, anche per coloro che la ritengono una celebrazione retorica, in quanto  rappresenta non un ricordo simbolico di tutte le conquiste di cui godiamo tutti, di tutte le libertà:  di opinione, civili, politiche, religiose.

È questa la motivazione profonda che spinge a non dimenticare e a guardare sempre in avanti, con la comunità nazionale protesa a difendere e valorizzare tali conquiste, e per offrire alle nuove generazioni un futuro di pace.

I concetti di Resistenza e Liberazione non sono confinati in un tempo storico; rappresentano la radice di un continuo agire a servizio della dignità di ogni persona, realizzata con l’esercizio effettivo dei diritti al lavoro, alla salute, alla formazione, alla cultura. Senza il loro valore generativo c’è solo torpore della iniziativa individuale e sociale, la negazione di quanto la Costituzione chiede: 

“Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società “(art. 4 Cost.)

Per questo non trovo retorico nemmeno lo slogan “Resistenza oggi e sempre”, perché la nostra Costituzione, guida essenziale per mantenere coesa la nostra comunità nazionale, deve essere quotidianamente difesa e vissuta. L’esperienza di Covid19 ha messo a dura prova anche i valori sui quali è fondata – la solidarietà e la unità – ma abbiamo scoperto la forza di un Paese che vuole ricostruirsi e rinascere dopo una situazione drammatica che molti hanno voluto assimilare ad una guerra 

Sento l’obbligo come Associazione Nazionale Partigiani Cristiani di richiamare questi concetti perché hanno rappresentato i principi ispiratori dei protagonisti cattolici della Resistenza. Ricordo che tra “ribelli per amore” ci furono formazioni giovanili, gruppi scout, in particolare le Aquile Selvagge. Ai nostri giovani dobbiamo proporre l’esempio di quei loro coetanei, anche adolescenti, che seppero assumersi responsabilità da protagonisti senza atti violenti ed anzi aiutando senza distinzione non solo gli Ebrei ma anche fascisti e tedeschi in fuga. 

Abbiamo bisogno di una “resistenza nuova” cui partecipino tutte le forze politiche e sociali italiane per offrire un orizzonte di impegno alle nuove generazioni. C’è molto da fare per costruire una Patria più grande, l’Europa Unita, che continui a mantenere la pace, fondamento per realizzare le sue finalità di sviluppo integrale umano, quindi sostenibile. Senza Resistenza rimane solo la Resa, come ammonì un martire della follia nazista, Diettrich Bonhoeffer.