Dopo aver concluso la prima fase politica, quella delle promesse programmatiche ai cittadini, il Governo giallo verde è arrivato al dunque. Ora, deve dare concretezza al reddito di cittadinanza e alla flat tax che sono i due principali punti del contratto sottoscritto. A ciò, si sommano le delicate scelte politiche per la realizzazione o meno delle grandi opere infrastrutturali, del metanodotto pugliese e del nodo Ilva di Taranto. Problematiche che, allo stato attuale, non trovano accordo tra le due forze governative che sono molto condizionate dai rispettivi elettorati.
Si aggiunge poi il problema del Def che il Ministro dell’Economia Tria sta faticosamente tessendo causa le difficoltà economiche del Paese, sia per l’avversità dei due vice Presidenti del Consiglio dei Ministri alla impostazione finanziaria sia per la lente d’ingrandimento della Commissione europea sul deficit e sul debito italiano. E, tutto questo, nel bel mezzo di una evidente turbolenza dei mercati e pericoloso aumento dello spread che determina un ulteriore esborso di denari (miliardi di euro) alle già provate casse dello Stato.
Quindi il Governo si trova di fronte a un punto molto delicato che potrebbe provocare una crisi politica dagli esiti imprevedibili per le notevoli difficoltà che incontreranno i giallo verdi per trovare una intesa quasi impossibile. Passata un’altra estate senza uscire dall’euro (meno male) ora bisogna fare i conti con le regole esistenti, e così la coalizione Lega-M5s se la prende con il tetto Ue del deficit al 3 per cento del Pil. In effetti meglio sarebbero regole flessibili che in Europa ci sono già e consentono di finanziare in deficit spese straordinarie ma non flat tax o reddito di cittadinanza. Non sarà perciò facile trovare spazio nelle disponibilità del Def per finanziare scelte improduttive e i due partiti non potranno che configgere così duramente causando la crisi di governo. Si apriranno senari politici inesplorati che è facile immaginare non faranno altro che portare ulteriori difficoltà non solo di stabilità di governo ma anche economici al Paese. Con ciò comportando una ulteriore fuga di capitali dall’Italia oltre ai 76 miliardi già usciti.
Speriamo che la linea politica del Ministro Tria prevalga sulle insane idee dei giallo verdi che, se attuate, comporterebbero altri guai per la nostra economia e per il bilancio dello Stato.