Roma, 10 nov. (askanews) – Andare oltre la visione comune di una necessit di “comunicazione digitale” per la missione della Chiesa la tesi che sottende un
processo – un progetto su due semestri – gi attivo nella
Pontificia Universit Urbaniana, le cui coordinate, sono
tracciate dal volumetto fresco di stampa “Chiesa e pastorale
digitale. In uscita verso una societ 5.0″, di Fortunato
Ammendolia e Riccardo Petricca, edito da Il pozzo di Giacobbe. In
quest’orizzonte prende il via in questo anno accademico il corso
“Intelligenza Artificiale, Robotica Cognitiva ed Etica”, aperto
non solo agli scritti della Pontificia Universit Urbaniana, ma
anche ad esterni. Coordinatore del corso il professor Riccardo
Petricca, esperto di Intelligenza Artificiale, Cybersecurity ed
informatica forense. Il corso, oltre a trattare tematiche legate
alla comunicazione digitale nella prospettiva delle “Tecnologie
di comunit” – I semestre -, si concentrer su tematiche
particolari come Intelligenza Artificiale e robotica cognitiva,
con una particolare attenzione agli aspetti etici e morali, che
nel quadro attuale richiedono elaborazione condivisa e attenzione
applicativa, superamento di ogni speculazione teorica. Petricca
evidenzia: “Si vuol fornire una base filosofica e tecnica
sull’intelligenza artificiale, unitamente ad una riflessione
approfondita sui suoi impatti. Nel corso – prosegue il docente –
ad una serie di attivit teoriche s’intrecceranno attivit
laboratoriali, al fine di permettere agli studenti di apprendere
i principi fondamentali dell’intelligenza artificiale e del
cosiddetto apprendimento automatico – machine learning -. Questo
permetter loro di ritrovare nella concretezza della quotidianit
i concetti appresi in svariate attivit, tra cui il
riconoscimento biometrico, la classificazione di immagini e la
rivelazione di minacce informatiche”. Petricca specifica: “Tra
gli intenti principali di questa parte del corso c’ quello di
fare chiarezza nell’ondata di informazioni che circondano il tema
dell’intelligenza artificiale, oggi tra i pi dibattuti. Preme,
infatti, dimostrare che l’IA non un nemico da sconfiggere, ma
una tecnologia che offre varie possibilit e opportunit. Bisogna
fare luce sugli aspetti concreti e realizzabili rispetto a
scenari distopici che frequentemente si ritrovano nella narrativa
e nel cinema. Il problema non la tecnologia in s ma la
coscienza dell’uomo”. Il corso, unitamente al docente titolare,
vedr coinvolti esperti, tra cui il codocente dottor Fortunato
Ammendolia, studioso di Comunicazione generativa, Filosofia
dell’Informazione, Postumano, Pastorale Digitale, Religious
Sentiment Analysis, Intelligenza Artificiale ed Etica, presso il
Centro di Orientamento Pastorale (COP, Roma). Ammendolia, che nel
corso tratter questioni legate all’infosfera nella condizione di
vita (e di pastorale) onlife afferma: “Il corso aprir in modo
provocatorio e documentato alla questione della “coscienza”
dell’Intelligenza artificiale. Sento di sottolineare che
quest’era di iperconnessione interpella la coscienza dei singoli
e delle comunit. La prospettiva educativa, di formazione.
Discernere, resta la parola d’ordine: non limitatamente
all’utilizzo di tecnologie, ma anche per una “inclusione”
nell’artefatto intelligente di regole etiche condivise. Vi ,
dunque, una possibilit di rimettere in circolo “il senso
cristiano” della realt – come auspicato da papa Francesco – su
un tavolo di dialogo “aperto”, multidisciplinare e
multiculturale, ricollocando l’uomo al centro”. Parole che
permettono a Petricca di affermare: “Resta fondamentale dare un
metodo alle nuove generazioni di cristiani. La questione della
pastorale digitale, secondo la definizione proposta da Ammendolia
nei suoi studi e nei corsi svolti, non riguarda solo la
comunicazione digitalmente mediata. Si gioca cos un modo nuovo
di evangelizzare a tutto tondo, per una inculturazione del
Vangelo nell’oggi, orientando lo sviluppo tecnologico al bene
dell’uomo e della sua casa. Non a caso nel corso emerge pure la
parola “sostenibilit””. Il docente conclude: “Si spera, quindi,
che gli studenti diventino “attori appassionati” non solo capaci
di progettualit pastorale in un’era di iperconnessione, ma anche
di “contagio””.