L’esercito cinese nel lontano 2015, possedeva 255 navi da battaglia, secondo l’Office of Naval Intelligence (ONI) degli Stati Uniti, ora alla fine del 2020, ne possiede 360, oltre 60 in più rispetto alla Marina degli Stati Uniti.
Tra quattro anni, secondo una previsione, avrà 400 navi da battaglia. Mentre gli Stati Uniti si dovrebbero fermare a 335.
In un rapporto di dicembre dei leader della Marina, dei Marines e della Guardia Costiera statunitensi si può leggere che: “La forza militare della marina cinese è più che triplicata in soli due decenni”.
Questo non vuol dire che la Marina degli Stati Uniti abbia i giorni contati come principale forza combattente del mondo.
Quando si contano le truppe, la Marina degli Stati Uniti è ancora la più grande, con più di 330.000 membri del personale in servizio attivo contro i 250.000 della Cina.
E se non bastasse questo, la Marina degli Stati Uniti schiera ancora più tonnellaggio – navi armate più grandi e pesanti come cacciatorpediniere e incrociatori che possiedono un vantaggio significativo nella capacità di lancio di missili da crociera.
Secondo Nick Childs, un analista della difesa presso l’International Institute for Strategic Studies, gli Stati Uniti hanno più di 9.000 celle missilistiche a lancio verticale sulle loro navi di superficie contro le 1.000 della Cina.
Inoltre, la flotta di sottomarini degli Stati Uniti (50 barche) è interamente a propulsione nucleare, il che le offre vantaggi significativi in termini di autonomia e resistenza rispetto a una flotta cinese che ha solo sette sottomarini a propulsione nucleare nella sua flotta di 62 navi.
Ma tutto ciò non rasserena la Casa Bianca che vede nubi nere all’orizzonte.
Ad esempio, se la Marina degli Stati Uniti non fosse in grado di operare nel Mar Cinese Meridionale a causa della minaccia missilistica cinese, avrebbe difficoltà a proteggere le Filippine, con le quali Washington ha un trattato di mutua difesa.
Inoltre, Taiwan sta diventando il punto di infiammabilità più pericoloso al mondo per una possibile guerra che coinvolge Stati Uniti, Cina e probabilmente altre grandi potenze.
Un Taiwan controllato dalla Cina proietterebbe la potenza navale cinese attraverso l’Indo-Pacifico e indebolirebbe la capacità degli Stati Uniti di mantenere una presenza avanzata nel Pacifico occidentale.