Che l’umiltà il potere non vadano affatto d’accordo è cosa risaputa. E nella disputa è quasi sempre l’umiltà ad essere sconfitta, il potere lavora con la forza e l’umiltà con la forza della debolezza, che pur essendo molto più forte, richiede purtroppo tempi lunghi di applicazione. Il potere, invece, è rapido e subito visibile. A questa logica non sfugge neanche il neo presidente del Consiglio.

Il suo atteggiamento di affettato professore universitario vicino alla gente, stride con forza con una gestione del potere che ricorda, nel Paese, le più populiste politiche mussoliniane. Come interpretare il gesto, non il primo ad essere sinceri, di visita alla fabbrica di tessuti di Corciano prov. di Perugia, se non con il senso di continuità tra il potere imprenditoriale e il potere politico pienamente espresso non tanto nella visita in se quanto nei gesti che sono accaduti, primo fra tutti l’avvicinarsi all’operaia e il goffo tentativo di utilizzare la macchina da maglieria. Ricorda molto da vicino il Mussolini della campagna agraria sul trattore accanto ai contadini o sulle prime trebbiatrici, orgoglioso di dimostrare di sapere fare quello che nella tradizione familiare e di studi non aveva mai imparato essendo un piccolo borghese e guadagnando da vivere come giornalista.

Così il potere conquistando e governando lui la persona che lo esercita, diventa vana-glorioso di capacità che non sono proprie ma solo funzionali al mantenimento di se stesso. Solo che l’umiltà conserva per se ben altri strali e al vana -glorioso riserva amare sorprese. Il professore di diritto uso a aule più che a fabbriche appare disvelato nella inutile passerella e poiché non c’è stata condivisione empatica tra l’immagine che il potere ha trasmesso e la gente che la stava guardando, per non parlare di coloro che la stavano vivendo, l’umiltà ha avuto la sua rivincita. La gente si è voltata dall’altra parte con un leggero movimento del capo che solo il già visto è in grado di dare; poiché il potere non è al servizio degli altri ma l’umiltà sì, il caso impossibile è non non andare in fabbrica, non salire sui trattori e sulle trebbiatrici, ma lavorare duramente, in silenzio e umilmente per il bene possibile