Il 2020 è appena iniziato e sta mettendo a dura prova i nervi dell’umanità, questa strana specie attecchita, chissà come, su un globo terracqueo sperduto in una galassia. Un po’ di ironia non guasta, sempre che ci faccia riflettere su quanto siamo relativi per la natura. Dobbiamo imparare non a minimizzare le nostre preoccupazioni; ma nemmeno a far di un topo una montagna. Il giusto mezzo, argomento di aristotelica memoria, sembra lontano, tanto quanto il ricordo di quei devastanti incendi che bruciarono prima la Cattedrale di Notre Dame, dopo, le grandi foreste australiane.

Le immagini di canguri fiammeggianti e di koala ustionati commossero quel mondo che non si esime dallo sprecare tonnellate di cibo e di plastica. L’anno del topo, per il calendario cinese, o anno bisestile, funesto per eccellenza, incute timore anche ai meno suscettibili di superstizione. La folla oceanica di siriani che si abbatte, come un’onda, sui confini della Grecia, a causa dell’aggressivo assetto internazionale non facilitato dalla Turchia, costringe l’Unione Europea a “ringraziare” gli opliti greci per il loro impegno nei respingimenti, anziché concertare l’opportuno aiuto verso migliaia di esuli, in cerca di un letto, di pace e di cibo.

A proposito di cibo, anche l’Africa, nonostante i suoi singulti di crescita economica, non se la passa bene, a causa di un biblico sciame di locuste che, ai primi di febbraio, ha devastato i raccolti del Corno d’Africa. Non paghi, gli insetti si sono spostati in Congo, ed ora avanzano, inesorabili, verso i granai dell’Iran.

Un tempo il continente africano era falcidiato dalle malattie, ora fortunatamente tenute a bada dai vaccini e dai corridoi sanitari. Eppure pare che il problema si sia soltanto spostato. E’ il caso del Coronavirus cinese. Il virus che si è già evoluto in un nuovo ceppo pare si stia espandendo, con ampie possibilità di cura ma anche con una virulenza non comune. Tanto è bastato al Coronavirus per bloccare intere rotte aeree, come anche chiudere scuole e università, per evitare quanto più possibile il contagio.

Sullo sfondo di questa nuova peste abbiamo anche due Papi. Sembra di essere nel ‘300. Distratti dalla pandemia non ci siamo accorti che, pochi giorni fa, un grande asteroide, non molto distante dalla Luna, ha attraversato il nostro spazio, ricordandoci leopardianamente che la natura non ci è né alleata né nemica: ci è indifferente.

Ma l’umanità, tendente a una memoria a breve termine, cercherà di lasciarsi dietro anche queste sciagure. D’altronde non sono certo la fine del mondo. Fra due o tre mesi sarà tutta acqua passata sotti i ponti. Sperando che non siano sotto appalto dei Benetton.