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22 anni di storia e spirito da startup: Legàmi punta a Europa e Usa

Milano, 11 nov. (askanews) – “Non c’è un modello a cui mi sono ispirato, noi vogliamo lanciare il nostro modello. Il laboratorio creativo è quasi unico: qui sezioniamo i prodotti, li apriamo, li lavoriamo, li costruiamo, li prototipiamo. E’ una parte dove solo il dipartimento stile può entrare per cui neanche chi fa lo sviluppo, fino a quando quel progetto non è approvato, entra. E’ un modello, potrei dire, quasi unico”. Incrociamo Alberto Fassi, Ceo e fondatore del marchio Legami, nel quartier generale di Azzano Lombardo, che per la prima volta apre le sue porte alla stampa. Fassi sta visionando i prototipi di quelle che saranno le prossime novità del suo marchio. Li nasconde rapidamente prima che qualcuno possa vederli: qui all’interno del centro di innovazione e sviluppo alle porte di Bergamo i progetti sono off limits ai più – c’è un’area dedicata, accessibile solo al fondatore e a pochi altri collaboratori con tanto di serratura biometrica per aprire la porta – finchè non si decide il “visto, si produca”. E’ qui che nascono le penne cancellabili con gli animaletti, oggetti cult indistintamente per bambini e adulti, e tutto il resto del materiale di cartoleria a cui, in 22 anni di storia, si sono aggiunte altre 16 categorie, per un totale di 5mila prodotti che spaziano dagli accessori per la casa ai giochi vintage, dalla tecnologia, al viaggio e al beauty.

In realtà tutto è iniziato nel 2003 da una semplice cinghia per legare i libri, oggetto old-style. Ed è lì che nasce anche il nome di questa azienda, 1.400 dipendenti di cui 200 nell’head quarter bergamasco. Agli inizi per la verità era Légami, con l’accento ritratto, poi, con l’evoluzione del brand, si è spostato sulla seconda sillaba. “Il colpo di genio di Alberto – ha raccontato Fabio Pornaro, del marketing department, spiegando anche il senso del nome – è stato quello di immaginare che un oggetto semplice come una cinghia per libri attraverso dei colori potesse rappresentare uno stato d’animo. Ha associato un’emozione a un prodotto di uso quotidiano. E tutta Legami oggi funziona su questa idea: gli oggetti sono veicoli per riallacciare dei legami”.

Da questa idea 22 anni fa è nata un’azienda che nel 2024 (esercizio chiuso a marzo 2025) ha realizzato ricavi per oltre 245 milioni di euro, in crescita del 73% e un Ebitda superiore ai 50 milioni. “Una crescita molto importante – ha spiegato il direttore generale Massimo Dell’Acqua – se si considera che siamo partiti dai 7 milioni del 2023, con un utile di 44 milioni. Per quest’anno pensiamo di superare i 300 milioni di fatturato con la chiusura di marzo 2026”. Quando è partito Fassi era da solo con la sua idea imprenditoriale, oggi invece ad affiancarlo nel percorso di crescita un partner finanziario come DeA Capital (entrata nel 2023) che detiene una quota del 42% (al fondatore resta in mano la quota del 54%, il restante 4% è diviso tra il presidente Beppe Soda e il dg dell’Acqua). L’ipotesi della quotazione al momento dell’ingresso del fondo non era stata presa in considerazione e per il momento non è all’ordine del giorno. “Ogni passo va fatto al momento giusto – ha detto Dell’Acqua – penso che sia stata una scelta corretta nel 2016 di lavorare con un fondo (all’epoca era entrato il fondo Alto Partners e Rancilio Cube uscito poi con l’arrivo di DeA ndr), correttamente abbiamo fatto anche nel 2023 perchè ci ha aiutato a far crescere l’azienda lavorando su piano industriale, a definire una strategia. Sul tema quotazione ogni tanto ci pensiamo – ha ammesso – ma devo dire che siamo molto focalizzati sullo sviluppo del business. Oggi questo assetto di governance ci dà la tranquillità di stare concentrati sull’innovazione di prodotto, la gestione dei canali e la crescita delle persone insieme a noi”.

E queste sono le tre direttrici su cui si basa lo sviluppo futuro del marchio Legami, che oggi conta su una strategia multi-canale, dove accanto all’ecommerce e ai 600 corner aperti attraverso partnership con catene retail ha anche una rete dei negozi fisici in espansione. L’obiettivo è raggiungere a marzo 2026 le 180 boutique come le chiamano in azienda, dalle 146 boutique attuali, con un fatturato che dovrà arrivare per il 50% dall’estero. Nell’esercizio fiscale che si chiuderà a marzo 2026, infatti, Legami prevede di firmare nuovi accordi con partner distributivi in diversi Paesi nel mondo, come quello firmato recentemente con la catena Barnes & Noble negli Stati Uniti, che ha segnato l’ingresso nel mercato nordamericano. In parallelo lavora all’apertura di 16 nuove boutique dirette in Francia e 5 in Spagna. “Sono più di 40 milioni i clienti transitati nelle nostre boutique a oggi e l’obiettivo è quello di uno sviluppo internazionale – ha spiegato Dell’Acqua – I principali Paesi restano l’Italia, Francia e Spagna, ma l’ambizione è di sviluppare questo concept anche in altri Paesi europei. Oggi siamo molto focalizzati sull’europa centrale dove consolideremo la nostra presenza, sapendo che il mercato degli Stati Uniti è molto interessante ma prima guardiamo come si stabilizza la tematica dazi”. A oggi il 48% del fatturato arriva dall’Italia, il 37% da Germania, Spagna Francia e Uk mentre il restante 15% da altri Paesi. “Legami è sempre stata un cantiere e continua a esserlo” ha osservato Dell’Acqua sottolineando che “Oggi chi sente parlare di Legami pensa si tratti di una startup, comparsa negli ultimi anni. La verità è che abbiamo voluto mantenere negli anni uno spirito imprenditoriale molto molto easy, da startup, ma abbiamo alle spalle 22 anni di storia e di esperienza. Non siamo un fenomeno degli ultimi anni”.