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Intervista | D’Ubaldo: “Moro è inattuale, per questo ci attrae“.

“Non fu l’uomo del compromesso storico, bensì la personalità più attenta alla evoluzione della politica democratica”. Riportiamo un ampio stralcio dell’intervista - a cura di Valentina Busiello -  pubblicata sul sito di Politica meridionalista. 

Intervista | D’Ubaldo: “Moro è inattuale, per questo ci attrae“.

 

“Non fu luomo del compromesso storico, bensì la personalità più attenta alla evoluzione della politica democratica”. Riportiamo un ampio stralcio dell’intervista – a cura di Valentina Busiello –  pubblicata sul sito di Politica meridionalista. 

 

Valentina Busiello

 

“Moro è inattuale, per questo ci attrae“. Una frase e un pensiero di Lucio D’Ubaldo, già Senatore della Repubblica, che conduce da anni “Il Domani d’Italia”, testata online con la stessa denominazione del settimanale fondato nel 1900 da Romolo Murri, lo sfortunato profeta della prima democrazia cristiana. L’attenzione nei confronti di Moro è una costante del suo impegno intellettuale e politico. Ha curato la raccolta degli scritti giovanili dello statista pugliese (La vanità della forza. Gli articoli su «La Rassegna» di Bari 1943-1945, Eurilink, 2017). Lo spunto da cui nasce questa conversazione ce lo fornisce l’altro suo libro: Amare il nostro tempo. Appunti sul giovane Moro (Il Domani d’Italia, 2020).

 

Perché ha dato al suo saggio su Aldo Moro il titolo di Amare il nostro tempo”?

Nei discorsi di Moro ricorre sovente questo tema: non ci si può allontanare dal tempo in cui operiamo, in un modo o nell’altro ne siamo condizionati, specialmente sul piano politico, per cui ogni azione deve calarsi nella concretezza delle circostanze e delle condizioni date in quel momento. Anche nel suo ultimo discorso ai Gruppi parlamentari, quando cerca con tutta la sua autorevolezza di convincere i colleghi di partito a dare il via libera all’ingresso del Pci nella maggioranza di governo, Moro sottolinea quanto sia decisivo e necessario il richiamo al vincolo temporale. Ecco le sue parole: “Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà…”.

 

 

Quando matura questo pensiero?

Possiamo rintracciarne la formulazione già negli scritti giovanili, segno di straordinaria continuità e coerenza di pensiero. Nella formazione di Moro c’è il concetto cristiano della salvezza come incarnazione di Dio nella storia, dunque nel contesto dell’umanità in cammino; una storia che non si ripete ciclicamente e all’infinito, ma pur svolgendosi in modo lineare conosce nel suo sviluppo avanzamenti e pause, addirittura arretramenti, con guadagni e perdite a segnare la “crescita di bene”. Il progresso è una conquista che muove dall’intelligenza e dall’amore, essendo l’una al servizio di una ordinata e lucida comprensione dei problemi; l’altro costituendo, invece, la molla più potente della tensione che rende possibile l’amicizia civile e, pertanto, il buon ordinamento della società civile. Il questo orizzonte ideale, il tempo che attiene alla politica è forse la categoria che meglio spiega la richiamata esigenza del realismo: i principi vanno calati nel “kairòs” – il tempo per eccellenza – ed è il “kairòs” a scandire il movimento della politica, entro i limiti della condizione creaturale dell’uomo.

 

Il tempo sì, ma forse anche lo spazio e quindi la geografia. Moro non è anche, con la sua sensibilità, un uomo del Meridione?

Non c’è dubbio, basta leggere i suoi discorsi in occasione della Fiera del Levante. A Giuseppe Petrilli, prossimo a insediarsi alla guida dell’Iri, fece solo una raccomandazione da segretario della Dc: garantire gli investimenti al Sud. Suggerirei tuttavia di leggere quanto scriveva su «La Rassegna» nel febbraio del 1945. A lui non piaceva il “Vento del Nord” ma neppure l’auto isolamento dei meridionali. Il Paese richiedeva uno sforzo concorde per risollevarsi dopo il disastro della guerra. “…l’Italia sarà salvata da tutti gli Italiani e da rinnovate energie morali”. A questo spirito di unità e convergenza sarebbe rimasto sempre fedele. Moro, in sostanza, credeva che la questione meridionale dovesse collegarsi vitalmente al processo di crescita unitaria della nazione.

 

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https://www.politicameridionalista.com/2024/06/08/amare-il-nostro-tempo-un-libro-di-lucio-dubaldo/