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sabato, Marzo 15, 2025
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Allons enfants…e speriamo bene.

Non ci aspettano in Europa anni di stabilità politica. Attendiamo intanto l’esito imminente del ballottaggio francese ricordando che le avventure e i disallineamenti nelle alleanze non portano mai buoni risultati.

Forse aveva ragione De Gaulle quando – consapevole delle difficoltà della gestione politica di una Francia da sempre storicamente proiettata verso traguardi ambiziosi – affermava: “Come si può governare un Paese dove si producono 246 tipi di formaggio?” La Storia si ripete, il numero della varietà di formaggi Doc (esportazioni cinesi permettendo) è certamente aumentato ma aspettando l’esito del ballottaggio elettorale di domenica la polarizzazione destra-sinistra si va radicando, mentre il Progetto “Ensemble” di Macron dovrà accontentarsi di più miti pretese, visto l’esito disastroso delle votazioni del primo turno dove proprio gli eredi del Generale e di Pompidou si sono sgretolati e il loro leader Ciotti si è schierato con la Le Pen.  

Come ho scritto recentemente, la realtà del vecchio continente deve tener conto di un’identità duale: da una parte (all’esito del voto del nuovo Parlamento) c’è l’Unione Europea che cerca di dare continuità all’esperienza “Ursula” con il contributo di Popolari, Liberali e Socialisti, dall’altra c’è un’Europa delle Nazioni, dove ciascun Paese cerca di consolidare la propria identità e autonomia esercitando una vera e propria sovranità politica. Macron sta pagando un tributo elevato ad un gesto di orgoglio e di correttezza politica: quello di aver sciolto il Parlamento all’indomani dell’esito del voto delle Europee, affrontando la realtà e sperando di governare il consenso dei cittadini in nome di valori alti e della coerenza della vocazione europeista dei padri fondatori della Comunità europea. 

La Francia è il Paese dove i temi del lavoro, della casa, della sicurezza sociale, dell’emigrazione clandestina, della violenta ribellione sociale (si ricordino per tutti i gilet jaune, l’innalzamento dell’età pensionabile, la protesta degli agricoltori) sono un condensato di ricorrente e irrisolta problematicità. Eppure l’esempio di Macron e la sua idea di un Paese governabile, con una marcata caratterizzazione centrista ed europeista, ma erede della propria grandeur, è stato preso ad esempio da altri leader europei che vogliono prendere le distanze dalle estreme. La crescita del Rassemblement di Marine Le Pen è stata tuttavia esponenziale, costante ed alimentata dalle molte contraddizioni di un’Europa unita spesso solo nella ratifica dei documenti, ma sostanzialmente nazionalista e abbarbicata nei suoi territori dove il radicamento nelle tradizioni locali ha un significato identitario, rassicurante e protettivo. 

Il Cancelliere Scholz, pur subendo una sconfitta altrettanto bruciante rimarcata dalla forte ascesa del Afd, un movimento di estrema destra ancor più caratterizzato di quello francese, un partito nazionalista-conservatore, euroscettico, ‘nostalgico’ e anti-immigrazione, è rimasto al suo posto e si è guardato bene dall’indire nuove elezioni. La scelta di Macron è stata giudicata un errore: la storia è piena di errori e di soprese, il problema principale è costituito dal fatto che una vittoria maggioritaria del Rassemblement di destra determinerebbe conseguenze per l’Europa e la stessa Unione Europea per le scelte anti Nato e filoputiniane di Marine Le Pen.

Penso che la storia abbia i suoi inevitabili corsi e ricorsi e difficilmente – in un quadro assai complesso con riguardo al nuovo ordine mondiale che si va configurando – ci aspettano anni di stabilità politica, economica e la fine delle belligeranze in atto. Tutto è concatenato e mutevole, ogni contesto ha i suoi problemi e i suoi grattacapi, basti pensare agli USA dove il Partito Democratico e quello Repubblicano ripresentano i contendenti delle precedenti elezioni, abbiamo assistito ad uno spettacolo desolante dal primo confronto diretto tra Biden e Trump, soprattutto il Presidente in carica ha manifestato evidenti difficoltà.  Non sono riusciti a trovare due giovani rappresentanti, con una immagine fresca e pulita, competenti, plurilaureati con master e capaci di interpretare i sentimenti popolari…Se si arriverà al voto con questo stallo le conseguenze saranno comunque pesanti.

Attendiamo intanto l’esito imminente del ballottaggio francese ricordando che le avventure e i disallineamenti nelle alleanze non portano mai buoni risultati. Per anni abbiamo cercato di costruire un’Europa compatta, coesa e solidale ma gli scricchiolii non lasciano presagire che si possa perseguire una rassicurante stabilità. ‘Allons enfant’, dunque, e speriamo bene.