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venerdì, Marzo 14, 2025
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Una intelligenza “artigiana” per reinventare l’appartenere e il partecipare

“Amiamo l’Italia e, per questo, ci facciamo artigiani di democrazia, servitori del bene comune.” Quest’espressione del Card. Zuppi con cui si è aperta la 50ma Settimana Sociale di Trieste indica in un approccio, una prassi, una cultura ‘artigiana’ la cifra dell’impegno per rigenerare la democrazia. Per dimostrare un modo radicalmente nuovo di agìre la democrazia.

Qui il termine ‘artigiano’ non rimanda né a dei mestieri né tanto meno ad un fare approssimativo e dilettantesco: rimanda invece ad un’arte, ad una téchne che può anche servirsi dell’algoritmo ma che è guidata da uno Spirito Artigiano, che è ispirazione, e maneggiata da una Intelligenza “artigiana”, che è genio.

L’intelligenza “artigiana”, a differenza di quella artificiale, che è proceduralistica, è anarchica, usa l’ampio spettro di irrazionalità che pervade la mente umana – soprattutto quella di geni e visionari -, sfida le certezze acquisite, innesca di continuo la scintilla da cui si propaga il fuoco dell’innovazione.

Creatività come procedere fuori dagli schemi per un tempo nuovo in rotta con il tempo vecchio. Per differire da ciò che c’è e creare uno scarto, come dice Jullien, perché avvengano “i possibili”.

È artigiano chi de-coincide con il suo tempo, chi si stacca dal fatto, anche da una sua opera, ed è sempre in viaggio dal noto all’ignoto.

È artigiano chi inventa e crea. È artigiano chi è aperto a ciò che non sa di non sapere. Come ha sottolineato recentemente Padre Spadaro, “la creatività artistica oggi è una condizione per restare umani, e non solo un’attività umana.”.

Se democrazia è partecipazione, partecipazione è appartenenza. 

E il segno di una Intelligenza “Artigiana” è una disponibilità libera ad appartenere a Relazioni che ci accompagnano in quella pienezza che, come diceva De Beers, è il più grande desiderio di ogni uomo.

 

Il documento di Confartigianato