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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Il postumanesimo di don Naro ed Eta Beta: un’azzardata combinazione.

Più che scavalcarsi o abrogarsi, l’uomo deve ancora definirsi e descrivere la sua esatta fisionomia. C’è una pienezza ancora da conquistare. E il futuro? Pensiamo all’Eta Beta dei fumetti, un personaggio dell’anno 2447.

Su Il Domani d’Italia si legge di uno stimolante contributo di Don Massimo Naro, uno dei teologi di punta della Chiesa italiana, sul tema della condizione dell’uomo e del postumanesimo. Lo scritto porta come titolo: ”Un possibile umanesimo non umano?”. È tutto da leggere ed è un estratto di un contributo più vasto su ” L’aldilà algoritmico e la metempsicosi digitale: in cosa sperare sull’avvento della IA”.

Se ben si comprende, l’autore osserva come il desiderio dell’uomo sia quello di oltrepassarsi e nel contempo corre il rischio di rinunciare alla relazione con l’altro, dimenticando e rifiutando se stessi. Un atteggiamento nichilista, un pensiero negativo che non ha mancato di dare segno nel corso del secolo passato. Da qui, per sintesi, l’affermazione di Emil Cioran: «L’uomo non va più di moda e va disormeggiato con tutta la sua storia». 

Naro ci interroga se abbia ragione Pascal a dire che «l’uomo sorpassa infinitamente l’uomo», oppure Heidegger, quando dichiarava che «l’uomo è qualcosa che deve essere superato» criticando l’umanesimo dal XV secolo in poi per non aver posto l’uomo ad un livello abbastanza alto. Naro sintetizza il suo pensiero con una nota degna di ogni attenzione: “Se le rivendicazioni di chi oggi auspica l’inaugurazione ufficiale del postumano hanno un senso, questo va rintracciato in direzione del più-umano e non del più-che-umano”.

A fronte di queste riflessioni forse potrebbe anche commentarsi come segue. L’uomo (cfr. Sisifo) è condannato non tanto a superarsi, a travalicarsi o a rinunciarsi quanto piuttosto a rincorrersi. Sono in campo una sua verità ed una sua dimensione che si pongono come una meta da scoprire e da raggiungere e che, dalla creazione ad oggi, ancora sfugge. C’è una pienezza ancora da conquistare. C’è uno svelarsi a cui pervenire, con tutto il coraggio che occorre per ammettere che si è assai di più di quanto non appaia o si sia adesso solo manifestato.

Insomma, l’uomo ancora non si è compiuto. Alla stregua del cervello, del quale sembra utilizziamo solo una percentuale assai ridotta delle sue capacità, così l’uomo deve ancora svilupparsi per arrivare alla sua interezza di pensiero e di sentimenti. Più che scavalcarsi o abrogarsi deve ancora definirsi e descrivere la sua esatta fisionomia.

Se volessimo condire il ragionamento anche con la presenza di Dio ed alla quota divina che in qualche modo appartiene ai credenti, potrebbe dirsi che un giorno, quando l’uomo si sarà finalmente raggiunto, allora sarà matura la fine del mondo, perché altro non sarebbe più da accadere e realizzarsi.

Eta Beta è un personaggio dei fumetti di Topolino che ha più nomi, nella specifica versione italiana: Luigi Salomone Calibano Sallustio Semiramide. Forse perché, essendo un personaggio del futuro, precisamente dell’anno 2447, ha messo a fuoco tutta la propria ampiezza ed il suo confine.  Tra le sue caratteristiche è quella di non avere ombra. Viene da credere che non soffre crisi di identità e neppure deve ricordare a se stesso di esserci. Non ha l’ansia di confermarsi e neppure una coscienza che lo inquieti, non avendo ormai più confusioni ad angustiarlo. 

Può predire il futuro non avendo tema di conoscerlo e probabilmente una serenità nel cuore che non gli assegna ansie allorché sapesse ciò che sarà. Si esprime premettendo ad ogni parola la consonante “P” perché i robot hanno portato la gente ad una totale indolenza. Così, a contrasto riparatorio, l’uomo del futuro è costretto ad anteporre la “p” per sforzarsi almeno nel parlare e per impegnarsi nella comunicazione con l’altro.

Eta Beta è allergico al denaro ed ha come fedele amico Flip, un animale dall’aspetto singolare, un misto di più specie, che quando è affetto da malattia costringe chi gli è da presso a dire la verità.  In più ha una coda arricciata sempre a forma di punto interrogativo non rinunciando a domandarsi del mondo che lo circonda o forse ancora per una istintiva diffidenza verso il prossimo. Potrebbe dirsi che, Flip, in quanto animale, non ha raggiunto lo stadio di consapevolezza del suo padrone ma costituisce la memoria del percorso compiuto dall’uomo del futuro per giungere all’attuale conoscenza. Torna comunque utile la sua presenza.

Da Eta Beta forse abbiamo qualcosa da imparare, a meno che non si prediliga per un’altra versione, per nulla lusinghiera, per cui viene fuori da antri oscure della terra ed a quella tutti si debba un giorno tornare. Sul nostro futuro, si accettano scommesse.