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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Il Tour de France contro un bacio, un castigo senza delitto.

Julien Bernard ha osato sfidare leggi e regolamenti, ed in una tappa a cronometro si è fermato per dare un bacio alla moglie e al figlio appostati sul ciglio della strada.

Sotto un caldo asfissiante o sotto una pioggia battente, ogni anno dal 1903 si corre in bicicletta il Tour de France. Che sia maglia gialla, bianca verde o a pois, qualcuno la indosserà e ci sarà alla fine un solo vincitore. C’è qualcuno che ha già fatto la sua parte e ha lasciato decisamente il segno su questa edizione. 

Diceva Pasolini che il ciclismo è lo sport più popolare perché non si paga il biglietto. Questa volta la vera popolarità se l’è guadagnata Julien Bernard, un ciclista che ha osato sfidare leggi e regolamenti, in barba a tutti, ed in una tappa a cronometro, durante la pedalata, si è fermato per dare un bacio alla moglie e al figlio appostati sul ciglio della strada da battere.

Lo ha fatto mentre attraversava Nevers, il suo paese d’origine, con i suoi abitanti a sostenerlo ed applaudirlo. Par che quella terra abbia preso il nome da “neva” che in russo vuol dire “neve”.  Bianco come la neve è il cuore di Bernard che non ha resistito all’impulso di baciare i suoi cari. Forse, in materia, ha imparato dal grande Barnard, il primo a fare un trapianto di cuore. Solo una consonante li distingue ma sono all’evidenza in piena sintonia su un organo che scalpita quando i sentimenti fanno la loro parte. 

Nevers è anche famosa per le sue ceramiche ed è con delicatezza di passi, propria di chi si muove tra oggetti belli e fragili, che si è mosso Julien per abbracciare la sua famiglia.

Never, “mai” è la sentenza che ha emesso la giuria che lo ha condannato ad una ammenda di 200 franchi per aver avuto un comportamento inappropriato a danno all’immagine del ciclismo, valutando pericolosa la sosta del ciclista, durante il cimento. Bernard si è difeso motivando di trascorrere a causa del lavoro 200 giorni l’anno lontano dalla sua famiglia e che ripagherebbe ogni volta volentieri i 200 franchi, comminati di sanzione al suo indirizzo, non rinunciando all’incontro familiare.  La giuria, imperturbabile a tutto questo, si è dimostrata a corto di fantasia e di immaginazione. Il fatto censurato ha regalato un momento di commozione alla competizione, il contrario del disdoro che si è contestato.

Quanto alla sicurezza, il ciclista si era messo d’accordo con tutti gli altri avversari, preavvertendoli delle sue intenzioni e quindi di prestare attenzione alla sua sosta ed all’ingombro lungo il circuito, ricevendone in cambio preventivamente ogni solidarietà. Si dice che bisogna appropriare il rimedio al male e così la giuria è stata inflessibile, anche se la sua sentenza ha il sapore di una presa in giro, forse in aderenza alla gara che si svolgeva. Non ci ha girato tanto attorno.

Cyclus, dal greco antico, sta infatti per giro o per cerchio. Lo svolgersi della vita è un cerchio e i guardiani delle regole hanno temuto probabilmente la ciclicità dell’episodio, il suo ipotetico ripetersi in altre occasioni. Hanno subito emesso un punto di contrarietà. Impossibile, insomma, trovare la quadratura del cerchio. 

Se quest’anno il regolamento ha disciplinato persino la misura dei calzini dei corridori e la punta del loro bianco da rispettare, non poteva chiamarsi fuori dall’esprimere disapprovazione per un’effusione data durante la gara. Del resto, quello di Julien, peggio ancora, non è stato un momento di pazzia, vittima di un impulso ingovernabile. Lui stesso ha dichiarato che era da una decina di mesi che progettava il suo misfatto, privilegiando il moto dell’anima al moto delle gambe. Per la cronaca, non è sceso dalla bici. Restandoci in groppa, ha dato un bacio a moglie e figlio durato una trentina di secondi. Alla fine, Julien si è classificato in cinquantanovesima posizione, non ha usato trucchi o droghe per prevalere. 

Per gli inflessibili, avrebbe comunque alterato l’esito della sua prestazione. Con riprovevole candore, infatti, ha ammesso che il suo gesto gli ha moltiplicato le forze. Se ne evince che c’è stato un concorso esterno a dargli una mano a rimpinguare le energie spese fino a quel momento. Questo forse il convincimento intimo della giuria. Ci vuole qualcosa di più che l’intelligenza per agire in modo intelligente, diceva Fëdor Dostoevskij in “Delitto e castigo”. Questa volta lo scrittore russo dovrebbe modificare il titolo della sua opera. Se manca il delitto, resta solo il castigo ed allora…