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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Scelba, amico di Sturzo e De Gasperi: un democratico sincero e intransigente.

“Il Popolo” edizione online, diretto da mons. Tommaso Stenico, ha aperto una rubrica che dei molti protagonisti della lunga storia dc propone le biografie. Di seguito riportiamo l’ultima parte di quella dedicata a Mario Scelba.

[…] Dopo la scissione di Iniziativa Democratica e dopo la brutta esperienza del governo Tambroni, Fanfani, ritornato alla guida del governo, si diresse come un treno verso l’abbraccio con Nenni, anche se rallentato dai Moro-dorotei.

In sede congressuale a Napoli Scelba fece il miglior discorso di opposizione all’accordo con i socialisti. Con una chiarezza di ragionamento degna di Luigi Sturzo, egli affermò che una DC alleata con il PSI avrebbe provocato due disastri contemporaneamente. Anzitutto la DC avrebbe perso la sua credibilità̀ e un certo numero di elettori moderati, non più̀ trattenuti da una motivazione cattolica, avrebbe votato per il Partito liberale. Questa perdita di voti si sarebbe consolidata a favore dei liberali e il peso complessivo dei parlamentari DC sarebbe sempre più̀ diminuito.

Inoltre, il PSI, anche se si fosse alleato con i saragattiani, avrebbe perso voti a sinistra a favore dei secessionisti del PSIUP e degli stessi comunisti. Fatti i conti, la maggioranza di governo avrebbe avuto ben pochi voti in più̀ dell’opposizione. A questo punto, dato il nostro sistema parlamentare, con una maggioranza così fragile si sarebbe dovuto trattare ogni cosa con i comunisti che, senza assumersi responsabilità̀ di governo, avrebbero di fatto partecipato alla guida del Paese. Così avevano insegnato Gramsci e Togliatti e questo si stava verificando.

Scelba ebbe un vasto consenso, pari al 20% del partito, ma non aveva nessuna intenzione di organizzare questo consenso, come si è visto, in una corrente. Perciò̀, i suoi ragionamenti così lineari finirono a poco a poco per essere demoliti o dimenticati e Scelba venne di fatto emarginato dalla guida politica del partito e dal governo. Si dedicò quindi sempre di più̀ alla politica europea, dove riceveva maggiori soddisfazioni.

In sede europea una volta si verificò un simpatico scambio di battute tra lui e La Pira durante un pranzo a Strasburgo, al quale io partecipavo con un gruppo di giovani. Ricordo che a un certo punto Scelba, rivolto a La Pira, disse: «Giorgio, spero di morire dopo di te perché́ quando tu sarai morto, tutti vorranno farti subito santo e allora io interverrò̀ e scriverò̀ alla Congregazione per le Cause dei Santi che La Pira non può̀ essere santificato perché́ nel corso della sua vita, almeno una volta, è stato un imbroglione e un truffatore, cosa che io posso dimostrare».

La Pira, colpito in modo così inaspettato, abbandonò le posate e si mise ad agitare le mani dicendo: «Ma Mario, cosa mai stai dicendo davanti a questi giovani. Io non pretendo di diventare santo ma non posso permettere che tu mi definisca imbroglione e truffatore. Quando questo sarebbe accaduto?» Scelba rispose subito: «Ti ricordi quando tu eri sottosegretario al Lavoro e ti occupasti della controversia tra armatori e sindacati?» «Certo che me ne ricordo. Cerano le navi cariche di carbone e di grano ferme nei porti e, se non si fosse provveduto a scaricarle subito, il Paese avrebbe sofferto il freddo e la fame. Gli armatori, nella persona del comandante Lauro, loro presidente, ci fecero sapere che gli aumenti chiesti dai sindacati non si potevano concedere a meno che il governo non fosse intervenuto con finanziamenti a fondo perduto a favore della loro categoria. Allora io chiamai il comandante Lauro e gli dissi che il governo avrebbe acconsentito alla richiesta. In questo modo le navi scaricarono il grano e il carbone e il pericolo fu superato», concluse con aria ispirata La Pira.

Scelba però implacabile riprese: «Vedi, non solo sei un peccatore, ma perseveri nel peccato perché́ sai benissimo che io ero presente al Consiglio dei ministri che decise di non concedere prestiti agli armatori e Fanfani assicurò che te lavrebbe comunicato». Allora La Pira concluse dicendo: «Beh, forse avrò̀ capito male, ma a fin di bene, anche perché́ gli armatori i soldi li hanno poi avuti». «Certo»,concluse Scelba. «Come facevo a quel punto a non concedere il finanziamento che tu ti eri impegnato a far pervenire a nome del governo. Si rischiava una rivolta e io ti diedi una mano sostenendo che per motivi di ordine pubblico bisognava chiudere la vertenza. Ma tu resti sempre quello che ti ho definito prima.» Ci fu una risata generale che coinvolse Scelba, La Pira e tutti coloro che erano presenti.

È interessante sapere che Scelba, mentre era ancora vivo, cosa molto insolita, poté́ vedere innalzato in suo onore un monumento nella cittadina di Caltagirone, dove era nato. Ciò̀ gli portò fortuna: morì quasi centenario.

 

[Pagine tratte dal libro di Ezio Cartotto, Gli uomini che fecero la Repubblica – Lesempio dei maestri di ieri per ritrovare il senso della politica nellItalia di oggi, Sperling & Kupfer 2012. Per gentile autorizzazione di Elena Cartotto]]

 

Per leggere il testo integrale

https://www.ilpopolo.cloud/politica/1511-mario-scelba-l-incorruttibile.html