Finalmente le riflessioni politiche più strategiche, frutto delle sue meditazioni estive, sono state consegnate ieri dall’on. Rotondi sul sito dell’Huffington Post. Di riflessivo però hanno poco, limitandosi a fotografare l’esistente, con tutto quello che attiene all’arido percorso della destra post democristiana; di strategico ancor meno, essendo una risciacquatura dell’anticomunismo che sopravvive comunque alla fine del comunismo, con la stilizzazione di una Dc rimpannucciata in abiti di partito genericamente “anti sinistra”. Verrebbe voglia di passarci sopra, lasciando all’interessato la personale convinzione di stare, con queste acrobazie retoriche, nel cuore della politica di rifacimento dell’edificio democratico in virtù della sudditanza garantita alla Premier Meloni.
In fondo, questo è il messaggio che sorregge l’uscita estiva dell’on. Rotondi: “Non vedo in giro di meglio, e penso che lo svolgimento della leadership di Giorgia – così nel testo dell’Huffington Post – si sincronizzi coi tempi di una possibile ricostruzione democristiana: la nostra è la cultura di riferimento che ha retto il Paese per sette decenni”.
Ora, una precisazione va fatta per onestà e per chiarezza. Quando si descrive la storia della Dc come presidio stabile della politica alternativa alla sinistra, ovviamente senza specificarne bene la sostanza, si cade nell’abbaglio tipico di chi ama farsi abbagliare da una comoda alterazione della verità storica. Se una costante è possibile ricavare dalla vicenda democristiana è semmai lo sforzo di mantenere ferma la chiusura a destra, operando affinché l’alternativa alla “sinistra comunista” tenesse dentro – prima con i socialdemocratici ai tempi del centrismo di De Gasperi, poi anche con i socialisti ai tempi del centro-sinistra di Fanfani e Moro – la cosiddetta “sinistra democratica”. Persino il pentapartito, pure a dispetto di certe ambiguità craxiane, ha garantito il dogma della inconciliabilità con il Msi di Almirante, un partito oscillante tra neofascismo e postfascismo.
Questo pilastro è saltato con la seconda repubblica. Il risultato? Dopo trent’anni è arrivata al potere una destra ancora almirantiana, senza nessuna emendazione apprezzabile sul piano culturale e politico. Una destra che piace all’on. Rotondi, il quale auspica, come massima aspirazione, la rinascita di un centro “alla Crispolti” (ovvero filofascista, come si ebbe con l’involuzione del senatore transfuga dal Ppi).
Esattamente quello che non piaceva ai Popolari, giusto un secolo fa; a quei Popolari rimasti fedeli a Sturzo e impegnati, per questo, nella battaglia antifascista; una dura battaglia che per la penna di Igino Giordani, primo biografo di De Gasperi, si traduceva appunto nel ripudio della “crispoltizzazione” del movimento politico dei cattolici.
Sulla scia di questa lapidaria definizione del Giordani, possiamo dunque asserire che le meditazioni estive dell’on. Rotondi (il Crispolti dell’Irpinia) hanno poco di nuovo e molto di antico: sono il richiamo ad una vocazione di subalternità alla destra, anche quella più opaca e insidiosa, oggi emarginata non a caso dagli stessi Popolari europei. In Italia si fa finta di non vedere e non capire. Ma fino a quando? Il problema è che ci si impanca a custodi dell’ortodossia cattolico popolare, ma nei fatti si deforma colpevolmente una limpida tradizione democratica a vantaggio di una nuova crispoltizzazione. Alla Rotondi.
N.B. Il riferimento alla “crispoltizzazione” è contenuto nell’articolo scritto da Igino Giordani su Il Popolo di Giuseppe Donati il 15 agosto del 1924. L’articolo è stato riproposto il giorno di ferragosto, a 100 anni di distanza, su questo blog.
https://ildomaniditalia.eu/ai-fiancheggiatori-di-ogni-risma-viva-la-liberta-noi-siamo-antifascisti/