Il vittimismo – non da oggi – è la cifra che maggiormente caratterizza l’attuale governo e chi lo guida. In due casi le vicende personali dei politici possono diventare di rilevanza pubblica; quando i giornali mettono il naso tra le mura domestiche (in modo del tutto inopportuno e non condivisibile) o quando sono gli stessi personaggi politici a rendere pubbliche le loro vicende personali e familiari. In questo secondo caso siamo in presenza di una precisa scelta che tende inevitabilmente a stimolare i sentimenti più diversi che vanno dalla banale ed inutile curiosità finoall’atteggiamento compassionevole nei confronti delle persone coinvolte. Proprio per questo motivo chi a vario titolo segue queste vicende non deve perdere mai di vista il cosiddetto “punto politico” della situazione.
Questa volta la scena è stata presa dall’altra Meloni, Arianna. Ma la sorella della Premier era già balzata all’attenzione delle cronache ben prima che decidesse (sua sponte) di pubblicizzare la separazione da Francesco Lollobrigida. Quello che può interessare al Paese non è certo la telenovela delle sorelle Meloni, ma piuttosto chiarire il ruolo di una persona che prenderebbe parte alle decisioni di governo senza averne titolo, ma solo in quanto sorella della Presidente del Consiglio; oppure fare chiarezza sui rapporti – politici ed economici – con frange della destra estremistica e neofascista, come è emerso dall’inchiesta che sta disvelando l’intervento economico della Fondazione Alleanza Nazionale per l’acquisto della sede di Acca Larentia. Va rispettata la privacy personale e familiare di tutti, non distogliendo l’attenzione dai veri problemi del Paese. Ci interessa sapere come verrà costruita la prossima Legge di bilancio, se continuerà la progressiva privatizzazione della sanità, come cambierà il sistema previdenziale e pensionistico, come potremo recuperare il potere d’acquisto che abbiamo perso da due anni a questa parte; ci interessa capire quale sarà il ruolo dell’Italia in Europa dopo le maldestre mosse della “nostra” Premier.
La fuga in avanti della stampa vicina al governo (vedi “Il Giornale”, “Libero”, ecc.), che parla genericamente di aggressioni giudiziarie, rappresenta un nuovo tentativo di annacquare il dibattito politico per spostarlo dai problemi reali delle persone, delle famiglie e delle imprese, al mondo dei fantasmi. Di solito sono modalità che si utilizzano per mettere le mani avanti rispetto a possibili e rovinosi scivoloni.