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La Voce del Popolo | A chi giova dividersi sulle alleanze internazionali?

S’era detto fin qui che la politica estera era stata la carta vincente della Meloni. Ma se i modi di stare sul proscenio internazionale diventano due o tre, la musica diventa cacofonia.

Dispiace a chi legge (ma anche a chi scrive) ritrovarsi in compagnia delle cronache e delle prediche del giorno prima. E forse anche del giorno dopo. Ma ancora una volta accade che la politica italiana si divida al crocevia delle alleanze internazionali. Cosa che un tempo sarebbe stata considerata assai disdicevole. E che ai giorni nostri invece sembra diventata una di quelle ovvietà che non meritano troppo biasimo.

Questa volta la linea divisoria passa nel cuore della maggioranza di governo, tra un vice (Salvini) che festeggia il voto austriaco, un altro vice (Tajani) che denuncia il rischio di un’insorgenza neo-nazista a Vienna e una premier (Meloni) che assiste silenziosa e imbarazzata a un duello a cui dovrebbe porre fine pronunciando finalmente una parola di chiarezza. Sembra quasi che gli affari internazionali siano diventati una variabile indipendente nel gioco politico di casa nostra. Cosa che si può spiegare in un Paese periferico, ma che stride invece con tutti i proclami “nazionalistici” sul ruolo globale a cui ambisce l’Italia “meloniana”.

S’era detto fin qui che la politica estera era stata la carta vincente della Meloni. Atlantista, filo-ucraina, europeista, sia pure a modo suo. Ma se i modi di stare sul proscenio internazionale diventano due o tre, per giunta in aspro conflitto tra loro, la musica cambia e diventa una vera e propria cacofonia. All’indomani della quale o ci sarà un chiarimento forte o ci sarà la deriva di un paese indebolito. Il silenzio di Palazzo Chigi, fin qui, non promette nulla di buono. Sperando sempre di essere smentiti mentre questo giornale va in stampa.

 

Fonte: La Voce del Popolo – Giovedì 3 ottobre 2024

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]