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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Senza confronto non c’è salvezza: il limite delle idee di Del Noce.

Di seguito, per gentile concessione dell’autore, presentiamo l’ultima parte dell’articolo - si tratta precisamente della recensione del libro di Luciano Lanni sul pensiero di Del Noce - pubblicato su “L’Unità” del 15 novembre.

[…] Insomma a me pare che Del Noce, volendo combattere il laicismo azionista, “protestante” e radicale (e più in là l’empirismo che a suo dire antepone gli interessi ai valori) si crei spesso un avversario di comodo. Solo un esempio: avrebbe potuto confrontarsi utilmente con Nicola Chiaromonte, uno dei maggiori intellettuali della seconda metà del *900 (proviene in parte anche lui da Tilgher), fondatore di “Tempo presente” , con Silone negli anni ’50, eretico e libertario, formatosi su Platone, screditato dalle due “chiese simmetriche”, comunista e cattolica. Un intellettuale che non coincide affatto con il paradigma delnociano dell’intellettuale laico e libertino, fanatico della scienza e della tecnica, devoto unicamente ai piaceri individuali (ma potremmo fare molti altri nomi, nel ‘900, da Camus ad Orwell).

Del Noce insiste sulla identificazione di modernità e gnosi, ovvero la pretesa di autoredenzione dell’uomo con le sue uniche forze, senza bisogno di Dio (l’antica eresia di Pelagio). Ma se l’uomo non tenta di “liberarsi” da solo – attraverso la ragione, la conoscenza, la cooperazione – chi potrà farlo al suo posto? E poi non è detto che la gnosi porti al superomismo, all’immagine luciferina dell’umanità che manipola le cose e intende rigenerarsi, all’hybris di dominio che sta devastando il pianeta.

Proprio Chiaromonte era rigorosamente laico e azionista (per Del Noce quasi il male assoluto, culturalmente), e non credeva nel “soprasensibile” o nel “sopraumano”, ma aveva il senso del sacro e una cognizione del limite che gli veniva dalla antica Grecia. Considerava la realtà mutevole e non modificabile, e la stessa Storia umana espressione di qualcosa di imperscrutabile, affermava il primato dell’etica sulla politica e della coscienza individuale sui doveri sociali, era devoto alla verità (contro ogni calcolo), criticava le utopie politiche (inclini al totalitarismo), ma coltivava l’unica utopia (impolitica) di tutto ciò che è gratuito e non funzionale, riteneva che occorre riconoscere “le cose come sono”(che si mostrano alla pura intuizione intellettuale) e infine era convinto che l’accadere storico fosse casuale e che ciò che non è accaduto ma sarebbe potuto accadere ha lo stesso valore del fatto compiuto (il concetto di ucronia, che Del Noce trae da Renouvier).

Ecco, un dialogo tra Del Noce e Chiaromonte – due outsider inclassificabili, “disorganici” a tutto – avrebbe certamente immesso nella nostra cultura bigotta e conformista, avvelenata dalla Guerra Fredda, una linfa vitale, arricchendo

quella battaglia delle idee cui accennavo all’inizio e che costituisce il cuore della modernità.

 

Titolo originale: Nessuna salvezza senza cattolicesimo. Il grande limite delle idee di Del Noce.

Il libro – Luciano Lanni, Attraversare la modernità. Il pensiero inattuale di Augusto Del Noce (Cantagalli, prefazione di G. Marramao, 2025).