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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Cisl, dov’è finito il sindacato di lotta e di proposta?

Di fronte alle crescenti disuguaglianze, e dunque alle tensioni sociali che attraversano il Paese, la Confederazione guidata da Luigi Sbarra non sembra più all’altezza della sua storia (da Pastore a Marini). Perché?

Militante e dirigente delle ACLI durante la presidenza di Livio Labor, ho avuto la fortuna di conoscere tutti i segretari della CISL: da Giulio Pastore a Raffaele Bonanni. Inoltre, militando nella DC all’interno della corrente Forze Nuove sin dalla sua nascita (Congresso nazionale della DC del 1964), ho seguito, insieme a Carlo Donat Cattin e Franco Marini, le alterne vicende del sindacato di ispirazione cristiana, attraversando le segreterie di Bruno Storti, Luigi Macario, Pierre Carniti, Sergio D’Antoni e Savino Pezzotta.

La CISL si è sempre distinta per la difesa della propria autonomia e per una netta separazione tra attività sindacale e impegno partitico, pur restando fedele ai principi ispiratori della dottrina sociale cristiana, basata su solidarietà e sussidiarietà.

Da questa lunga e feconda tradizione sembra allontanarsi significativamente l’attuale segretario nazionale Luigi Sbarra, che appare quasi nel ruolo di “poliziotto-sindacalista buono” rispetto a quello dei “cattivi”, ricoperto dal leader della CGIL, Maurizio Landini, e da quello dell’UIL, Pierpaolo Bombardieri.

Se, da un lato, Landini ricorre spesso allo sciopero come ultima istanza sindacale, proseguendo la tradizione del sindacato di ispirazione comunista – storicamente legato all’opposizione della DC guidata dal PCI – da parte di Sbarra è raro persino sentire un commento critico sull’operato del governo.

La posizione di Sbarra è ben lontana anche da quella degli industriali, che sulla politica economica e sulla manovra di bilancio del governo non hanno mancato di esprimere rilievi critici. Al contrario, dalla CISL proviene solo un assordante silenzio o dichiarazioni imbarazzanti che appaiono proni ai dettami governativi.

La questione è emersa con forza nell’incontro di ieri a Palazzo Chigi tra governo e sindacati, soprattutto a fronte della dichiarazione di Sbarra riguardo allo sciopero generale indetto dalle altre due sigle sindacali. Sbarra ha sostenuto che gli scioperi a ripetizione proclamati da CGIL e UIL allontanerebbero i lavoratori dai sindacati. Tuttavia, a mio parere, il segretario CISL dovrebbe piuttosto interrogarsi se non sia proprio il suo atteggiamento passivo e la sua subordinazione al governo a rendere incomprensibile l’azione del suo sindacato.

In un editoriale di luglio scorso su Alefpopolaritaliani.it abbiamo osservato come “tiri una brutta aria” nel nostro Paese, e il giudizio appare oggi ancora più valido se consideriamo i recenti dati ISTAT sulla povertà assoluta in Italia, che interessa quasi sei milioni di persone, di cui 1,3 milioni sono giovani. “Record anche per i nuclei in cui la persona di riferimento è un lavoratore dipendente – l’incidenza ha toccato il 9%, in forte salita dall’8,3% del 2022 – e per il sottoinsieme che vede come “capofamiglia” un operaio: in quella platea l’indigenza raggiunge il 16,5% del totale, contro il 14,7% del 2022.” Oggi si può essere in povertà assoluta anche lavorando, non solo da disoccupati.

A ciò si aggiunge la grave disparità fiscale, con l’IRPEF che grava in larga parte sui lavoratori dipendenti e sui pensionati attraverso il sistema di trattenuta alla fonte, mentre il governo di destra concede continui condoni ad altre categorie, mantenendo una situazione in contrasto con quanto prescritto dall’articolo 53 della Costituzione.

Su questo tema, che è stato centrale nell’impegno sociale e politico dei cattolici durante la lunga stagione di responsabilità alla guida del Paese, e in particolare per le componenti di ispirazione cristiano-sociale (di cui la CISL con le ACLI era uno dei cardini essenziali), il silenzio di Sbarra – erede di quei padri fondatori – non rende onore alla storia di un sindacato che resta essenziale per la nostra repubblica.

È tempo che Sbarra e i dirigenti della CISL ripensino la loro strategia, consapevoli che ci troviamo di fronte a gravi ingiustizie sociali, che richiedono l’intervento di un sindacato di ispirazione cristiana, come quello che la CISL ha rappresentato nella sua lunga e gloriosa storia. Dopo i segnali positivi giunti in questi giorni dalle ACLI nazionali, attendiamo fiduciosi anche dalla CISL proposte coraggiose e significative.