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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Cardiologia europea

Non c’è che dire. Se dovesse mai aprire un ospedale al posto di palazzo Berlyamont, il reparto unico e principale sarebbe cardiologia. È proprio il cuore dell’Europa ad essere malato.

“Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”: la celeberrima battuta viene erroneamente attribuita a Woody Allen, ma è, in realtà, una citazione di Eugene Ionesco, scrittore e drammaturgo francese di origini rumene famoso per il suo Teatro dell’Assurdo (termine quanto mai azzeccato), la dimostrazione della futilità dei gesti umani dinanzi alla fuggevolezza della vita e l’approssimarsi della morte. Descrive molto bene quello che sta accadendo nel triangolo Parigi- Berlino – Bruxelles. Insomma, parafrasando Ionesco, “Il governo tedesco è morto, quello francese pure e neanche la Commissione si sente molto bene”. Dopo le elezioni europee, la decisione del Presidente Macron di sciogliere il Parlamento francese aveva destato enorme preoccupazione, solo in parte mitigata dalla nomina come primo ministro di un democristiano aristocratico come Michel Barnier. Ma neanche lui è riuscito a creare stabilità e rasserenare il clima politico e l’esperienza al Matignon è ai titoli di coda.

A Berlino, le difficoltà economiche hanno messo fine alla coalizione rosso, verde e giallo, con i titoli di coda scritti a inizio novembre, dopo mesi di pesanti scontri tra il cancelliere Scholz e il leader del partito liberale Fdp, Christian Lindner.

E se la Germania è in campagna e la Francia in crisi, a Bruxelles suona l’allarme. Dal punto di vista legislativo, l’Unione europea è in letargo da mesi, prima per le elezioni, poi per il processo di nomina e conferma dei Commissari. Il rischio è di restare immobili ancora per molto. Dopo il voto di febbraio a Berlino, anche se l’arrivo di Friedrich Merz alla cancelleria è dato per scontato da tutti, serviranno almeno un paio di mesi per trovare un accordo per un nuovo governo. L’interrogativo è se la CDU dovrà governare con la Spd, con i Verdi o con i liberali. E questo avrà conseguenze anche a Bruxelles, con il serio rischio di non avere iniziative serie fino a maggio-giugno, anche su fronti caldi come la guerra in Ucraina e Medioriente, la crisi dell’auto, l’inflazione galoppante, tanto per citare i principali dossier aperti. Ci si limiterà all’ordinaria amministrazione, alla chiusura di procedimenti legislativi già iniziati nella precedente legislatura, magari in settori limitati come l’immigrazione.

Ed è legittimo chiedersi Eurodeputati, Commissari e funzionari cosa faranno oltre a scaldare le sedie e fare passeggiate nel parco, come domenica scorsa hanno postato su X all’unisono Ursula von der Leyen, Antonio Costa e Roberta Metsola in tre messaggi accompagnati dalle loro immagini mentre camminano nel parco Leopold, dove si affaccia il Parlamento europeo. In realtà, è un momento cruciale se si ragiona in prospettiva. “Compass” (bussola), “libro bianco”, “vision”, “dialogo strategico”: sono tutte espressioni che in Euroburocratese indicano documenti contenenti idee, proposte, linee guida, opzioni da esplorare e percorrere. E sono la base politica per le proposte legislative future. Per questo, sarebbe necessario che gli Eurodeputati, specie quelli italiani notoriamente non attentissimi alla strategia, anche se maestri di tattica, si mettessero a studiare di buona lena, per non ritrovarsi come sempre a dover porre rimedio quando è troppo tardi. È fondamentale inserire in quei documenti le priorità nazionali e regionali, in modo da poter tradurre in atti concreti la visione politica italiana. È, insomma, il momento della semina, per poter raccogliere i frutti fino al 2029. Come diceva De Gasperi, “politica vuol dire realizzare”. Cosa che lo statista trentino sapeva fare bene, soprattutto perché’ prima di riorganizzare il Partito popolare con il nome di Democrazia cristiana, prima di diventare Presidente del Consiglio, aveva passato tanti anni nella Biblioteca Vaticana.