18 C
Roma
venerdì, Marzo 14, 2025
Home GiornaleUna proposta di rinnovamento contro le ambiguità grilline

Una proposta di rinnovamento contro le ambiguità grilline

Un’analisi stringente delle contorsioni del Movimento 5 Stelle. La critica affronta l’incoerenza strategica che attanaglia questa proteiforme esperienza politica. In realtà, se si vuole sconfiggere la destra, occorre costruire un’alternativa autenticamente riformista..

Non è mai carino commentare gli eventi legati ad un partito politico della cui comunità non si fa parte; tuttavia, il dibattito all’interno del Movimento 5 Stelle rischia di paralizzare la costruzione di una seria alternativa all’attuale coalizione di governo. Di questo stallo è ovviamente complice anche il PD che ha scelto questo movimento come partner privilegiato.

In queste settimane il movimento ha vissuto un’esperienza assembleare che sembrava ricordare i modi delle convention della prima Forza Italia, in cui si urlava lo slogan “C’è solo un Presidente”, testimoniando come sia diventato un partito personalistico portato al culto del proprio leader, seppur mantenendo i temi di un congresso di Rifondazione Comunista: no alla Nato, lascia da sola l’Ucraina, ri-aboliamo la povertà.

In seguito a questo evento mediatico, dopo le polemiche aperte da Grillo, Giuseppe Conte, intervistato al quotidiano “La Stampa”, ha fornito un chiaro messaggio propagandistico riuscendo a stravolgere la realtà e la verità.

Alla domanda se definire il Movimento 5 stelle una forza di sinistra, l’ex Presidente del Consiglio ha risposto di no, eppure proprio sotto la sua guida il movimento ha aderito al gruppo del parlamento europeo che si chiama The Left. Forse il leader grillino non sa che tale parola si traduce dall’inglese in un solo modo: La sinistra.

Di fronte a questa risposta allora mi chiedo, il Movimento 5 Stelle non sentendosi di sinistra lascerà il gruppo di The Left oppure il suo leader negherà di aver risposto in quel modo al giornalista? Temo che Conte non farà né l’una né l’altra cosa, perché per varie ragioni non gli conviene.

Questa strategia ricalca l’ambiguità di comportamento che i 5Stelle hanno portato avanti sin dalla loro origine, nonostante le possibili scissioni all’orizzonte, il succo non cambia: vanno un po’ a destra, un po’ a sinistra, purché ottengano voti.

Alcuni osservatori pensano che questa sia la strategia di un partito centrista ma  sbagliano gravemente. Una politica centrista, infatti, non è ondivaga e non sceglie la direzione politica da intraprendere in base agli umori di pancia.

Pensiamo all’esempio della scelta di Angela Merkel nel 2015 sull’accoglienza dei migranti siriani. L’allora cancelliera tedesca, nonostante il parere contrario del suo elettorato, scelse di accogliere i migranti siriani, compiendo una scelta di grande responsabilità, dimostrando come dovrebbe agire un politico di centro e uno statista in generale.

Inoltre, un centrista non percorre mai strategie politiche estremiste poiché, al contrario dei fondamentalisti del populismo, ritiene che nel mondo non sia tutto bianco o nero ma è sempre possibile trovare una strada di dialogo e compromesso.

Questa strategia però è ben lontana dagli auspici del leader grillino, infatti nella medesima intervista, accusa la leader del PD di aver votato un compromesso sulla commissione Von Der Leyen insieme ad alcuni partiti di centrodestra.

Peccato che il voto dei 5Stelle, alla fine, sia stato lo stesso della Lega. Conte, mentre vota insieme ai gruppi sovranisti di estrema destra, accusa il PD di aver votato come la Meloni. Si potrebbe dire da che pulpito viene la predica!

Nella stessa intervista, l’ex premier va oltre e sostiene come, ad oggi, nonostante il continuo corteggiamento portato avanti dal PD, andrebbe alle elezioni da solo perché il PD non condivide la posizione contiana di resa dell’Ucraina.

Questa risposta dovrebbe far riflettere seriamente i democratici i quali, di fronte ai veti contiani, dovrebbero finalmente alzare la testa e dire: non ci sto! Se i grillini vogliono andare per conto loro, si accomodino pure, i riformisti non possono rinunciare ai propri valori.

A questo punto, Elly Schlein dovrebbe investire tutte le sue energie nel costruire un vero centro sinistra a guida PD, con alla sua destra una federazione di partiti centristi, di ispirazione cattolica e liberaldemocratica e alla sua sinistra Avs. La quale, nonostante abbia in comune alcune istanze grilline, non ha sposato la linea indipendentista contiana.

Sono sicuro che un centro sinistra forte, depurato delle tendenze populiste, sarebbe in grado di attrarre, in una logica purtroppo maggioritaria, anche il voto grillino attraverso il così detto voto utile ed essere competitivo contro la destra meloniana. La scelta di intraprendere questa strategia è nelle mani dei dirigenti del PD, forza e coraggio!