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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Dibattito | Che fare per unire le forze cattoliche e liberali?

Sarebbe opportuno che Sala, Ruffini, Renzi, Calenda e chiunque altro voglia, si confrontassero in primarie aperte a tutti gli elettori che si riconoscono in un centro di cattolici, repubblicani, socialdemocratici e liberali.

Si torna a parlare nuovamente di centro. Continua il dibattito su come dare una rappresentanza ai milioni di elettori che si riconoscono nelle idee cattoliche e/o liberaldemocratiche e che non condividono le proposte dell’attuale maggioranza di governo. 

Parto proprio da questo punto, spesso si definisce Forza Italia come l’unico partito centrista esistente. Credo che sia un errore, sia perché, seppur con piccole percentuali, esistono altri partiti che rappresentano questa galassia, sia perché non tutti gli elettori centristi appoggiano le proposte di questo governo come, per esempio, l’autonomia differenziata e il premierato.

Occorre dunque costruire un ambiente adatto ad accogliere questi numerosi elettori. A giudicare dalle recenti interviste, sembra che ci vogliano provare il direttore dell’Agenzie delle Entrate uscente, Ernesto Maria Ruffini, e il sindaco di Milano, Beppe Sala. Ben venga l’impegno di tutti, a maggior ragione se si sta parlando di personalità che hanno già dimostrato le competenze per guidare attività legate alla cosa pubblica. 

Il sindaco di Milano Beppe Sala, in una recente intervista a Repubblica ha chiarito che nella sua mente il centro sinistra non dovrebbe elemosinare all’infinito l’alleanza con i 5 Stelle e dovrebbe aprirsi alle forze liberaldemocratiche. Queste ultime inoltre dovrebbero abbandonare logiche da partiti personali e costruire una forza plurale come era la DC.

Sono sicuramente tutti spunti di riflessione condivisibili, tuttavia mi ha colpito un fatto. Il sindaco Sala parla sempre di forze liberaldemocratiche, come se al centro non ci fossero anche gli elettori cattolico riformisti? A loro non si vuole parlare? Perché?

L’avvocato Ernesto Ruffini, invece, seppure senza alcuna discesa in campo, vorrebbe parlare a questo tipo di elettorato. Lo ha fatto sottolineando l’importanza del bene comune per un politico. Il direttore dell’Agenzia delle Entrate ha anche sottolineato, giustamente, l’importanza della lotta all’evasione fiscale e i risultati sin qui raggiunti. 

Tuttavia, sarebbe interessante sentire da lui se pensa di spendere i soldi ottenuti dalla lotta all’evasione fiscale per abbassare le tasse sui ceti che le hanno sempre pagate: pensionati e dipendenti. Un messaggio di questo tipo rafforzerebbe la sua immagine di possibile federatore di centristi, non solo tra gli elettori cattolici ma anche tra quelli liberali.

Per ora sembra che i due si siano divisi equamente i campi, Sala parla ai liberali, Ruffini ai cattolici. Facendo così però si rischia di disperdere le energie in due filoni, rischiando poi, come è avvenuto nelle recenti elezioni regionali in Umbria e Emilia, di portare la coalizione di centro sinistra alla vittoria, senza però eleggere un rappresentante né tra i centristi più laici, né tra quelli cattolici.

Una scelta del genere non sarebbe poi molto diversa dallo scenario attuale, dove abbiamo due partiti intorno al 3%, Azione e Italia viva, che preferiscono fare delle piccole e misere battaglie uno contro l’altro e non ne vogliono sapere di riunire le forze e lottare insieme per le giuste battaglie.

Al contrario, sarebbe opportuno che Sala, Ruffini, Renzi, Calenda e chiunque altro voglia, si confrontassero in primarie aperte a tutti gli elettori che si riconoscono in un centro di cattolici, repubblicani, socialdemocratici e liberali. Un primo passo per riunire insieme la diaspora del centrismo che nel lontano dopo guerra ricostruì l’Italia e per evitare di divenire un piccolo cespuglio di una nuova quercia.