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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Il giustizialismo mediatico e politico mette a dura prova la democrazia

L’assoluzione di Matteo Renzi - caso Open - conferma quanto sia urgente nel nostro Paese il ritorno a un confronto democratico che non sia alterato dal facile e strumentale ricorso alle gogne mediatiche.

Autorevolezza della politica e confronto nel merito delle questioni centrali della società, dovrebbero essere considerazioni ordinarienelle modalità di ingaggio proprie di una democrazia liberale. 

Da anni però nel nostro Paese questa evidenza è purtroppo venuta meno; il contrasto politico si è sempre più spostato dai contenuti programmatici al costante ricorso alla demonizzazione dell’avversario. Un metodo dirompente e spesso prevaricante degli equilibri propri dei poteri dello Stato determinati dalla nostra Costituzione.

Il clamore mediatico sull’inchiesta giudiziaria conclusasi con il proscioglimento di Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti e altri loro collaboratori, è l’ultimo episodio dell’alterazione di questi equilibri. Anche le modalità utilizzate nelle determinazioni dell’inchiesta Open non possono non alimentare dubbi su un utilizzo distorto di questa come di altre inchieste giudiziarie. Troppo forte è il legame tra i tempi di alcune indagini e gli scenari politici in corso. Limitandoci alle ultime sentenze, possiamo esportare questa conclusione oltre che all’inchiesta Open anche ai casi riferiti all’ex Sen. Stefano Esposito e all’ex Sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti.

Teoremi con conseguenze dirette nella competizione politica e con strumentalizzazioni fatte proprie da diverse aree della sinistra, dal Movimento 5 Stelle e dall’attuale destra di governo, che hanno oggettivamente lucrato sulle gogne mediatiche a cui sono stati sottoposti gli accusati.

La stagione riformista aperta nel centrosinistra da Matteo Renzi, anche con alcuni limiti oggettivi, ha comunque introdotto novità significative sul piano dell’innovazione tecnologica (industria4.0), della solidarietà sociale (erogazione degli 80€, legge sul “dopo di noi”, Riforma del Terzo Settore, norme di contrasto al caporalato) e dei diritti (unioni civili); il pur discusso “jobs act”, se da una parte ha compiuto l’ultimo atto di superamento dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, nel contempo eliminava le “dimissioni in bianco”. Una serie di provvedimenti, al di là delle nostre convinzioni personali, che hanno comunque creato discontinuità con le tradizioni di potere della sinistra storica, che si è sentita depauperata di un ruolo guida della coalizione di centrosinistra, e che ha messo in difficoltà il centrodestra sul piano della visibilità e della popolarità.

La risposta a tutto ciò è stata quella di superare i contenuti del confronto su questi temi, concentrando invece sulle inchieste giudiziarie, rivelatesi poi penalmente inconsistenti, la “battaglia” politica. Un limite clamoroso per la qualità della propostaculturale e della stessa autonomia delle forze politiche, che si sono affidate a queste conclusioni.

C’è pertanto la necessità di recuperare l’autorevolezza della politica e l’equilibrio del confronto democratico per superare queste contraddizioni e queste distorsioni.

Un compito delicato che potrà e dovrà essere preso in carico da una rinnovata iniziativa del riformismo ispirato al cattolicesimo democratico. Si stanno creando le condizioni storiche per ripartire verso una formazione che valorizzi il bene comune e la politica come servizio e baricentro delle previsioni della nostra Costituzione.

Siamo pronti per questa sfida entusiasmante.