L’utilizzo di strumenti tecnologici come gli AI Music Generator e l’approfondimento degli “attraversamenti algoritmici” nella società del metaverso – attraverso realtà come Horizon Central, CitAdel o Decentraland – pone le basi per un movimento che potrebbe essere definito “neo-cyberpunk” o, in modo più specifico, “metAIpunk”. Al centro di questa visione c’è lo “sviluppo umano integrale della persona”: un’ecologia integrale che si avventura nei mondi paralleli, promuovendo un umanesimo sociale digitale.
Il neo-cyberpunk, o metAIpunk, si caratterizza per una visione evocativa, in linea con le tematiche tipiche del conflitto tra umano e tecnologico, la perdita di identità in un mondo digitale e la riflessione sulla società futura. Questo movimento simbolizza l’attrazione magnetica della tecnologia, che brilla come un faro nel buio dell’esistenza, ma che, al contempo, sembra generare un vuoto esistenziale. Il progresso tecnologico, pur affascinante, rischia di allontanarci dalla realtà fisica e dalla nostra vera essenza.
Gli AI Music Generators, ad esempio, immaginano “persone digitali” o identità virtuali che abitano il metaverso senza una vera “casa”. Questo tema ricorrente, caratteristico del neocyberpunk, riflette la frammentazione dell’individuo, diviso tra il mondo fisico e quello virtuale, fino a perdere il senso di appartenenza e ad entrare in una dimensione di “dividualità”.
Nel metAIpunk emergono immagini potenti, come le città futuristiche: spazi caotici, aumentati, veri e propri “labirinti di segnali” immersi in un flusso incessante di informazioni. Questi mondi interconnessi sono comprensibili, ma spesso privi di direzione chiara o di uno scopo significativo. Ogni strada che conduce alle “backrooms” può essere interpretata come una metafora della disillusione, caratteristica della società cyberpunk, dove i cittadini virtuali restano intrappolati in reti neurali artificiali.
Un altro tema centrale è la “disconnessione emotiva” che deriva dall’interazione predominante con la tecnologia. L’intelligenza artificiale e il machine learning, pur programmati per “parlare”, diventano nuove fonti di speranza, ma trasmettono sogni “artificiali”, privi di autenticità umana. Le connessioni virtuali, sebbene più numerose e accessibili che mai, non riescono a colmare il vuoto umano e, anzi, sembrano spezzare ulteriormente il rapporto tra il virtuale e l’umano.
Questo modello sociale introduce la dimensione “agetech”, una multigenerazionalità senza tempo, età o confini, dove tutte le generazioni sono connesse e unite. L’utopia diventa il superamento delle disuguaglianze sociali e culturali. Tuttavia, il metAIpunk esprime anche il conflitto tra tecnologia e umano, la disconnessione che provoca e la ricerca di verità in un mondo digitale sempre più distante dalla realtà.
Se il metAIpunk rappresenta solo l’inizio, potrebbe davvero delineare una nuova corrente di pensiero, capace di esplorare la relazione tra persona, intelligenza artificiale e metaverso, così come il cyberpunk aveva esplorato il rapporto tra umanità e tecnologia negli anni ’80 e ’90, declinando queste riflessioni nella musica e nelle arti.