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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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La scommessa di Bayrou: una nuova via per la democrazia francese.

Il nuovo premier democratico cristiano francese, leader di MoDem, potrebbe imprimere una svolta nella qualità della democrazia, rianimando la rappresentanza sacrificata in questi anni sull’altare di una promessa di governabilità, peraltro non mantenuta.

La principale novità del nuovo governo francese, il quarto nel 2024, presieduto da François Bayrou, sembra consistere proprio nel profilo politico del nuovo primo ministro. Il settantatreenne Bayrou, un grande sostenitore di Macron, ma con una propria specifica  fisionomia centrista e democristiana, forgiata da una lunga esperienza politica, ministeriale e amministrativa (è sindaco di Pau una cittadina nei pressi di Bordeaux) si è  ritagliato, sin dalla sua nomina a sorpresa, margini di autonomia prima impensabili per un premier dello stesso colore politico del presidente della repubblica.  

Macron si avvia a chiudere  il suo secondo mandato nel 2027 in forte calo di consenso e con un Paese in profonda crisi sociale, economica e politica. Un governo guidato da una personalità autonoma come Bayrou potrebbe trarne vantaggio sia dal punto di vista del sostegno parlamentare, in quanto governo di minoranza, che da quello dell’efficacia e della durata dell’esecutivo, non potendo in ogni caso il capo dello stato Macron sciogliere nuovamente l’Assemblea Nazionale prima che sia trascorso un anno dall’ultimo voto anticipato, svoltosi in due turni il 30 giugno e il 7 luglio scorsi, e deciso dal presidente Macron la sera stessa delle elezioni europee che sancirono una débâcle delle forze di governo e una forte avanzata dell’estrema destra del  Rassemblement National (RN) di Jordan Bardella e Marine Le Pen, che ottenne il 31%.

Con Bayrou, in una situazione assai singolare per una democrazia, dove governa la minoranza e le forze che dispongono della maggioranza dei voti e dei seggi, ma che sono incompatibili politicamente, stanno all’opposizione, la Francia riscopre una essenziale virtù politica, quella della mediazione, in una nazione che invece di carattere è portata allo scontro frontale e che nella quinta repubblica pare aver istituzionalizzato la semplificazione politica e soffocato la rappresentanza sull’altare di una governabilità solo teorica, visto che nell’anno che si sta per concludere si sono susseguiti ben quattro governi (quello di Elisabeth Borne, dimessasi a gennaio 2024, sostituita da Gabriel Attal, a cui il 5 settembre 2024 è succeduto Michel Barnier, predecessore di Bayrou). In Francia si torna a parlare di legge elettorale proporzionale e addirittura di sesta repubblica. 

Molto dipenderà da cosa riuscirà a fare questo nuovo governo che, in caso di riuscita nel ricomporre i troppi conflitti che agitano la società francese potrebbe avere proprio nel nuovo primo ministro Bayrou un naturale candidato alla presidenza dell’area di centro in una corsa ormai tripolare, caratterizzata dalla competizione di tre blocchi, l’estrema destra del RN, il centro post-macroniano e Nuovo Fronte Popolare (il cui nome fa riferimento al Fronte Popolare, l’alleanza fra socialisti, comunisti e radicali che vinse le elezioni politiche del 1936, un altro tempo, come il nostro, in cui si addensavano nubi minacciose di grandi guerre), composta da Partito Socialista, La France Insoumise, Europa Ecologia i Verdi, Partito Comunista Francese, che alle legislative dell’estate scorsa ha ottenuto oltre un terzo, 188  su 577, dei seggi di cui è composta l’Assemblea Nazionale.

Più in generale la crisi politica del sistema francese ripropone, vista l’importanza che riveste la Francia in Europa e nel mondo, la necessità di andare oltre una concezione della democrazia solo formale, ma di fatto basata inizialmente sul censo e gradualmente divenuta di fatto dominata dalle oligarchie, per rilanciare, anche attraverso lo strumento dei partiti a composizione popolare pur diversi da quelli di massa novecenteschi, una democrazia popolare, capace anche di formare politicamente e coinvolgere la classe media nelle decisioni che contano nella vita di una nazione. Chissà che, anche con il contributo del nuovo premier democristiano Bayrou, questa rinascita della democrazia possa iniziare proprio dalla Francia.