…Ciò richiede di aprire vie nuove al sempre fragile radicamento della democrazia, moltiplicando i modi di espressione, le procedure e le istituzioni della democrazia stessa.
La crisi della democrazia rappresentativa impone di andare al di là dell’esercizio elettorale-rappresentativo, pure indispensabile, e della democrazia dell’autorizzazione, in cui l’elezione è un permesso a decidere e a governare.
Una democrazia dell’interazione può mettere in opera dispositivi permanenti di consultazione, di informazione, di comunicazione di resoconti tra rappresentanti e rappresentati.
Una democrazia di esercizio può consentire di ristabilire un rapporto di fiducia tra governanti e governati, attraverso regole di trasparenza, di responsabilità, e attraverso la determinazione di qualità personali richieste al «buon governante» come l’integrità e il parlar franco (la parresia di cui Michel Foucault ha ricordato l’importanza nella Grecia antica).
Questi principi di buon governo non si applicano solamente al potere esecutivo nelle sue diverse istanze. Riguardano anche l’insieme delle istituzioni non elette che hanno una funzione di regolazione (le autorità indipendenti, le magistrature e tutto il mondo della funzione pubblica).
Una democrazia della prossimità valorizza le esperienze di autogoverno dei cittadini, mediante la partecipazione diretta, che rimane la forma principale di paidèia democratica. La ridislocazione delle istituzioni politiche e amministrative in uno spazio più vicino ai cittadini (in modo da far riguadagnare senso e rilevanza alla politica e alle istituzioni rispetto alla vita quotidiana dei cittadini stessi) e il potenziamento della democrazia partecipativa e locale (anche mediante dibattiti pubblici su scala locale o regionale, per sottoporre ai cittadini progetti controversi) possono incentivare la discussione, a livello locale, di problemi di interesse nazionale e persino globale.
Certo, la via della complessificazione della politica è di primo acchito più scoraggiante di quella della semplificazione.
Ma, se è vero che i problemi fondamentali delle nostre società, della nostra storia e della nuova condizione umana sono irriducibilmente complessi, e per l’umanità sono problemi di vita e di morte, allora è inevitabile raccogliere la sfida di un pensiero complesso, che nel futuro dovrà legare riforma della politica, riforma della democrazia, riforma dell’educazione e riforma del pensiero.