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martedì, Marzo 4, 2025
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Giorgio La Pira, la politica vissuta come vocazione.

Riproponiamo per gentile concessione dell’autore, attuale Vice direttore dell’Ufficio della Pastorale Sociale della Diocesi di Roma, l’articolo che egli ha pubblicato ieri (26 gennaio 2015) su RomaSette, inserto domenicale di Avvenire.

Giorgio La Pira, la politica vissuta come vocazione.

 

Riproponiamo per gentile concessione dell’autore, attuale Vice direttore dellUfficio della Pastorale Sociale della Diocesi di Roma, l’articolo che egli ha pubblicato ieri (26 gennaio 2015) su RomaSette, inserto domenicale di Avvenire.

 

Oliviero Bettinelli

 

Esplorare la statura intellettuale e morale di Giorgio La Pira non è un percorso semplice, ma forse proprio per questo vale la pena di avventurarsi alla scoperta di un uomo che accoglie e vive la sua vocazione di cittadino impegnato per una società giusta e libera.

Giorgio la Pira nasce nel gennaio del 1904 a Pozzallo, in Sicilia. Fin da ragazzo dimostra serietà, intelligenza e passione per gli studi e dopo un percorso scolastico articolato che dal diploma di ragioneria arriva alla laurea in Giurisprudenza per poi diventare un apprezzato e stimato docente di Diritto Romano. La Pira vive e tocca con mano la distruzione morale, sociale e fisica causata dal regime fascista e, alla luce di quello che vede si conferma in lui la convinzione morale e politica che solo la democrazia può tracciare i solchi della pace e della giustizia.

Uomo di cultura libero e coerente, combatte clandestinamente, con le armi dell’informazione e della cultura, un regime violento e opprimente, schierandosi con convinzione, da subito e senza remore, per la giustizia sociale e la pace, testimoniando i valori democratici e cristiani su cui ha fondato la sua vita e il suo credo politico, sociale, ecclesiale e professionale. Convinto dell’importanza e del valore della politica come servizio, attinge e promuove le sue riflessioni all’interno del cattolicesimo democratico che raccoglie personalità come Giuseppe Dossetti e Giuseppe Lazzati.

Nella sua ricerca personale rafforza il dono della fede con totale disponibilità che lo porterà ad accogliere la vocazione da terziario domenicano. Con l’esperienza della “Messa del povero” testimonierà l’impegno della Chiesa con i più poveri, “segno inequivocabile di uno squilibrio tremendo insito nelle strutture del sistema sociale che li tollera”.

Coinvolto per competenza e stima nella difficile fase di ricostruzione dopo la guerra, diventa fra i più attivi legislatori all’Assemblea Costituente e tra i principali artefici della Carta Costituzionale, alla quale darà un contributo fondamentale soprattutto sulla tutela di diritti e sui “doveri inderogabili di solidarietà politica economica e sociale” a cui è tenuta la Repubblica.

La politica accolta come vocazione diventa di conseguenza scelta vissuta che lo fa eleggere per tre volte sindaco di Firenze. Affronta questa missione da illuminato amministratore della cosa pubblica, mettendo al centro del suo impegno l’amore per la sua città e la tutela e il sostegno ai più poveri. Le linee guida del suo mandato, che sosterrà sia a Firenze e sia nei luoghi più difficili e complessi, dal Mediterraneo al continente africano al fino al Vietnam, sono il dialogo politico, la pace tra i popoli, l’ecumenismo, la carità e il rispetto della dignità umana.

Nonostante le invitabili critiche e le gratuite ironie a cui venivano sottoposte le sue intuizioni, fede e impegno politico sono per lui dei binari su cui orienta le sue scelte e dai quali non devierà mai. Un vero artigiano della pace che esprime in ogni sua scelta e in ogni sua esperienza personale e comunitaria, una profonda tensione verso una pace non solo auspicata ma tenacemente cercata, voluta, organizzata e proposta.

Muore nel 1977 lasciandoci in eredità un patrimonio immenso fatto di coerenza, fede e impegno sociale. Ad una lettura attenta sono le parole della Speranza.