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mercoledì, Febbraio 12, 2025
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Dibattito | L’avviso che non c’è: bugie, accuse e distrazioni della Premier..

La Meloni usa l’avviso di garanzia per attaccare magistratura e opposizione, distogliendo l’attenzione da scandali interni e questioni imbarazzanti per il governo. Un atto dovuto diventa uno strumento di propaganda.

Che le “capacità” di Giorgia Meloni fossero ascrivibili più alla furbizia che ad altro, è una cosa che in molti pensavano fin dall’inizio della vicenda che l’ha portata a Palazzo Chigi. Ma il pensiero si è trasformato in certezza con la vicenda giudiziaria che in questi giorni ha interessato lei insieme a Piantedosi, Nordio e Mantovano. La vicenda è stata infatti raccontata da lei stessa come un “avviso di garanzia” scagliato contro di lei ed il suo governo da magistrati che vorrebbero intimidirla e addirittura impedirgli dicambiare in meglio il nostro Paese; nulla di più falso!

L’atto giudiziario di cui si parla è infatti niente altro che una comunicazione che il magistrato competente deve fare al Tribunale dei ministri a seguito di qualunque denuncia venga fatta nei confronti di un componente dell’esecutivo. Si tratta quindi di un atto obbligatorio e non discrezionale che deve essere inviato anche agli interessati e che nel caso specifico non porterà a nulla, visto che le camere non concederanno mai quella autorizzazione a procedere.

Ciò nonostante la Premier – mistificando la realtà e contando sulla scarsa conoscenza delle procedure di gran parte dell’opinione pubblica – ha colto l’occasione per sparare un frullato di accuse, bugie e sciocchezze di vario genere contro la magistratura, l’opposizione e chiunque altro non si trovi perfettamente in linea con l’attuale maggioranza di governo. Un modo, anche abbastanza goffo, per distrarre l’attenzione da dibattiti più imbarazzanti come la vicenda-Santanché o l’inspiegabile liberazione del torturatore libico Almasri con tanto di passaggio aereo con volo di Stato. Ma la storia (quella vera, non quella che pensa di scrivere la Meloni) insegna che per governare una comunità la furbizia non basta e l’inganno diventa molto presto un aggravante che difficilmente viene perdonata dalla pubblica opinione.