È difficile accettare, con l’avvio del secondo mandato di Trump, che si possa assistere a un’America così diversa da quella che ha affrontato due guerre mondiali, liberandoci da nazismo, fascismo e comunismo.
Possibile che una vicenda elettorale in controtendenza stia portando a una damnatio memoriae rispetto a ciò che ha caratterizzato, nel substrato civile e nell’infrastruttura istituzionale, la più grande potenza democratica dell’Occidente? E tutto questo mentre è in corso una ridefinizione dell’ordine planetario, con una Cina determinata a conquistare nuovi spazi a scapito degli Stati Uniti, immaginando di poter imporre la propria supremazia?
In questo scontro globale è in gioco un confronto tra due sistemi antitetici, in cui l’Occidente rappresenta l’unica speranza di riscatto, autonomia e libertà per miliardi di esseri umani. È lecito domandarsi se questa “zattera di civiltà” possieda ancora le antitossine necessarie per guarire dalla propria malattia.
Dobbiamo trovarle, anche in fretta. Di fronte a un mondo popolato da dittature e democrature vecchie e nuove, è indispensabile tornare al tessuto tecnico-normativo che preserva dalla disgregazione molecolare della società.
Esistono equilibri complessivi in grado di sciogliere i coaguli di interessi esasperati nelle loro improvvide prove di forza economica. L’economia liberale, specialmente nel tessuto sociale, richiede una mediazione politico-istituzionale capace di sintetizzare esigenze diverse. Quando emergono figure etichettate come “gli uomini più ricchi della Terra”, con tutte le ambizioni prevaricatrici che ciò comporta, diventa essenziale pensare a un regolamento dell’intero sistema come garanzia di sopravvivenza per tutti, a tutti i livelli. Non si tratta di una resa dei conti tra egoismi contrapposti, ma di una necessità di equilibrio complessivo.
Un esempio emblematico è dato da Elon Musk, il più ricco del mondo, che si è schierato al fianco di Trump diventandone uno dei principali sostenitori. È prevedibile uno scontro per il potere, con il plutocrate disposto a rischiare tutto se il Presidente dovesse uscire di scena o cambiare rotta.
Questa dinamica ricorda il mito di Marsia, il satiro che osò sfidare Apollo eccellendo nel suonare il flauto. Per punire la sua presunzione, Apollo lo legò a un albero e lo spellò vivo: un sacrificio cruento per riaffermare il potere divino. Così potrebbe finire lo scontro tra Trump e Musk: una lotta senza esclusione di colpi per il comando, che potrebbe portare politicamente a un “lavacro di sangue” senza precedenti.