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venerdì, Febbraio 28, 2025
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Caso Santanchè: tacchi alti e responsabilità basse.

In questa vicenda appare la crescente difficoltà della maggioranza. I vecchi rapporti di militanza e di “cameratismo” non consentono alla premier di disconoscere ciò che la lega a storie non sempre belle da ricordare.

I dodici centimetri di tacco vantati martedì scorso dalla Santanchè non sono serviti ad alzare minimamente il livello del suo eloquio nell’aula di Montecitorio. La ministra ha deliberatamente tentato di banalizzare un confronto incentrato sull’opportunità che lei rimanga al suo posto anche in presenza di un rinvio a giudizio per presunte violazioni di legge nello svolgimento di una sua attività imprenditoriale. 

Il garantismo sancito nel nostro ordinamento giuridico, come anche nella sensibilità politica di ogni persona sinceramente democratica, ci deve ricordare che per ogni cittadino vale la presunzione di innocenza fino a prova contraria, ovvero fino a “sentenza passata in giudicato”: per tutti e quindi anche per Santanchè. Anche se la stessa Santanchè decine di volte ha chiesto le dimissioni di avversari politici che a volte non avevano ricevuto neanche un avviso di garanzia. Ma si sa, un vero garantista deve essere tale anche prescindendo dalla reciprocità.

In questa vicenda è opportuno rilevare la crescente difficoltà della maggioranza e della premier in particolare nel prendere le difese di dei vari Nordio, Delmastro, Donzelli, ecc. che risultano – a vario titolo e per aspetti e vicende diverse tra loro – sempre più indifendibili. I vecchi rapporti di militanza e di “cameratismo” non consentono alla premier di disconoscere ciò che la lega a storie non sempre belle da ricordare, ed è proprio la stessa premier che al crescere delle difficoltà cerca di aumentare le distanze che la separano dal suo inadeguato contorno. 

Infatti, in aula non si presenta anche per non lasciare agli atti delle arringhe difensive che di qui a poco potrebbero diventare degli scomodissimi atti di accusa per lei (come l’ormai famoso spot al distributore di benzina sulle accise!). Ma questo non basterà ad attenuare le sue responsabilità politiche per la scelta del personale politico che la affianca e che sembrano vivere in un paese immaginario dove tutto va bene. La realtà dei fatti e le crescenti difficoltà in cui si dibatte quotidianamente una larga parte di italiani, faranno venire al pettine i nodi di un’economia ferma, di una povertà in aumento, di un welfare depotenziato e di un degrado della sicurezza pubblica per la quale il governo ha messo in campo solo slogan e demagogia a costo zero. Il momento è sicuramente maturo per costruire un’alternativa credibile.