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We World: crisi umanitarie colpiscono soprattutto donne e ragazze

Roma, 5 mar. (askanews) – Le crisi umanitarie globali colpiscono in modo sproporzionato donne e ragazze, aumentando povertà, violenza di genere e discriminazione. È quanto emerge dal rapporto ‘Her Future at Risk. The Cost of Humanitarian Crises on Women and Girls’ di WeWorld – organizzazione umanitaria che da oltre 50 anni lavora in 26 Paesi, inclusa l’Italia, per portare al centro chi è ai margini, geografici e sociali – che fornisce un’analisi approfondita di otto Paesi fortemente colpiti da crisi umanitarie prolungate: Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Mali, Mozambico, Niger, Palestina e Ucraina.

Dal rapporto emerge chiaramente come crisi umanitarie e conflitti aggravano in modo preoccupante le disuguaglianze di genere e generazionali, in particolare in caso di crisi prolungate. Nonostante sia dimostrato come le iniziative guidate dalle donne rafforzino il recupero dalle crisi e la stabilità delle comunità, dal report emerge come le donne siano ancora sottorappresentate nella leadership umanitaria. Si registrano anche gravi lacune nel finanziamento alle iniziative dedicate ai diritti delle donne e al contrasto alle disuguaglianze di genere.

“Donne, bambine e bambini – commenta così Stefania Piccinelli, Responsabile Dipartimento Programmi Internazionali per WeWorld – affrontano rischi maggiori nelle crisi umanitarie, perché l’interruzione dei servizi essenziali e delle infrastrutture aggrava le disuguaglianze di genere e generazionali già esistenti. Il nostro rapporto non solo mette in luce come i diritti delle donne e delle bambine siano maggiormente a rischio nelle crisi umanitarie, ma propone anche soluzioni a lungo termine per una risposta umanitaria più costruita sulle loro necessità. Per fermare il ciclo di violenza e disuguaglianza, è necessario portare al centro le donne e le ragazze nella risposta alle crisi umanitarie, promuovendo la loro leadership, sviluppando politiche sensibili al genere e alle generazioni, ed eliminando le barriere legali e strutturali che ostacolano i loro diritti e la loro partecipazione.”

Il rapporto mette in luce un quadro allarmante, supportato anche da dati raccolti attraverso il ChildFund Alliance World Index 2024, in precedenza noto come WeWorld Index, e testimonianze dirette dai territori:

Una bambina nata oggi in Afghanistan dovrà aspettare 210 anni affinché i suoi diritti umani siano pienamente attuati. (ChildFund Alliance World Index, 2024).

In Burkina Faso, ogni tre giorni e mezzo una ragazza sotto i 19 anni rimane incinta (ChildFund Alliance World Index, 2024).

Nel 2023, 10 bambine e bambini palestinesi su 100 non andavano a scuola (ChildFund Alliance World Index, 2024).

In Mozambico, quasi 1 donna su 5 ha detto di aver subito violenza da partner del partner. (ChildFund Alliance World Index, 2024). (ChildFund Alliance World Index, 2024).

La violenza di genere è una crisi nella crisi: il 70% delle donne nelle zone di crisi ha subito violenza di genere, inclusa violenza domestica, conflict-related sexual violence e sfruttamento sessuale (UN Women, 2024).

Oltre 85 milioni di bambine e bambini nelle aree di emergenza sono esclusi dalla scuola, e le ragazze sono tra le più penalizzate (ECW, 2024).

Le discriminazioni intersezionali – ovvero quelle che colpiscono una persona in modo combinato, sulla base di fattori come genere, etnia, religione o disabilità – amplificano le disuguaglianze e rendono le donne ancora più vulnerabili. In particolare, le donne appartenenti a minoranze etniche, rifugiate, con disabilità o sfollate interne si trovano ad affrontare ostacoli e rischi ancora maggiori, subendo discriminazioni multiple che limitano le loro opportunità e diritti.

Nei contesti di crisi, donne e bambine affrontano difficoltà economiche significative, accentuate dal loro alto coinvolgimento in lavori precari, mal retribuiti e informali. L’accesso limitato all’educazione, il crescente carico di responsabilità di cura e l’aumento delle situazioni di vulnerabilità le espongono a forme di sfruttamento come i matrimoni precoci, il lavoro minorile e lo sfruttamento sessuale.

La doppia crisi dell’Afghanistan: rispondere ai bisogni umanitari e tutelare i diritti delle donne

Il rapporto contiene un focus sull’Afghanistan, dove WeWorld ha ripreso il suo intervento nel 2021 – in seguito agli eventi che hanno visto il ritorno dei Talebani al potere – supportando le comunità rurali e in particolare le donne capo-famiglia e i loro figli e figlie, garantendo accesso ai servizi di base.

L’Afghanistan sta affrontando una doppia crisi senza precedenti: da un lato una crisi umanitaria che continua ad aggravarsi, dall’altro la continua violazione dei diritti umani, soprattutto di donne e bambine che oggi sono private di libertà fondamentali: non possono andare a scuola, non possono studiare o uscire di casa se non accompagnate. Secondo il ChildFund Alliance World Index 2024, una bambina nata oggi in Afghanistan dovrà aspettare 210 anni affinché i suoi diritti umani siano pienamente attuati.

La limitazione della libertà di donne e bambine in Afghanistan aggrava l’emergenza umanitaria, intrappolandole in cicli di vulnerabilità. La sezione analizza questa crisi interconnessa, utilizzando i dati del ChildFund Alliance World Index 2024 e testimonianze raccolte sul campo.

Priorità identificate da WeWorld

Le interviste con lo staff femminile di WeWorld che lavora in Siria, Afghanistan, Ucraina, Palestina e Mali hanno messo in evidenza l’urgenza di politiche inclusive di genere sottolineando alcune priorità:

È essenziale adottare approcci mirati e innovativi per rispondere ai bisogni specifici di donne e ragazze. La protezione dalla violenza di genere deve essere una priorità, con misure più efficaci per prevenire e contrastare gli abusi, soprattutto nelle situazioni di crisi. Garantire l’accesso a cure sanitarie e supporto psicologico è fondamentale, in particolare per donne, bambine e bambini colpiti da conflitti e migrazioni forzate. L’empowerment economico è un elemento chiave per favorire l’indipendenza finanziaria e la resilienza delle donne. È necessario promuovere una maggiore presenza femminile nelle posizioni di leadership all’interno della risposta umanitaria. Bisogna sfidare le norme patriarcali e abbattere le barriere culturali che ostacolano la partecipazione delle donne nelle decisioni e limitano il loro accesso ai diritti e alle opportunità. Il rapporto fornisce raccomandazioni per tre attori principali: Donatori, Partner Umanitari e Policy Maker. I donatori sono invitati a finanziare programmi attenti al genere, includendo la prevenzione della violenza di genere, la salute riproduttiva e l’empowerment economico delle donne, oltre a sostenere le organizzazioni femminili locali.

I Partner Umanitari dovrebbero adottare approcci trasformativi rispetto al genere, promuovendo la leadership femminile e il coinvolgimento degli uomini e dei ragazzi nella promozione dell’uguaglianza di genere. Sono anche chiamati a risponderei ai bisogni legati alla salute mentale delle persone e alla prevenzione della violenza di genere.

Infine, i policy maker sono chiamati a garantire l’uguaglianza di genere nella finanza pubblica, creare politiche che rispettino il genere, eliminare leggi discriminatorie e promuovere la cooperazione internazionale per sostenere la prevenzione della violenza di genere, la salute e l’emancipazione economica delle donne e delle ragazze.

WeWorld

WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario per garantire i diritti a tutte le persone a partire dalle comunità più vulnerabili. I progetti di WeWorld – 165 progetti in 26 Paesi inclusa l’Italia – mettono al centro chiunque sia ai margini, geografici e/o sociali, promuovendone lo sviluppo umano ed economico, affinché possa autodeterminarsi e diventare protagonista del proprio cambiamento.

Con oltre 10 milioni di beneficiari diretti e 54 milioni di beneficiari indiretti WeWorld si occupa di diritti umani, aiuti umanitari, sicurezza alimentare, acqua, igiene e salute, istruzione ed educazione, sviluppo socio-economico e protezione ambientale, educazione alla cittadinanza globale e volontariato internazionale.