Sostenere l’economia cinese arrivando a portare il rapporto tra deficit e Pil al 4%, un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. Ed emettendo “buoni del tesoro speciali a lunghissima scadenza per 300 miliardi di yuan (38,6 miliardi di euro ndr) per sostenere l’accesso ai beni di consumo”. È la ricetta che il premier Li Qiang ha presentato oggi nella sessione inaugurale dell’Assemblea nazionale del popolo, la seconda delle “Due sessioni” in corso in questi giorni a Pechino che rappresentano l’appuntamento politico annuale di maggior rilievo della Repubblica popolare cinese.
Le misure annunciate confermano le difficoltà economiche interne che si nascondono dietro all’ostentata crescita del 5%, ribadita anche per quest’anno come obiettivo ufficiale. Pechino fa infatti da tempo i conti con fenomeni come l’aumento della disoccupazione giovanile e la frenata della domanda interna, mentre infuria la guerra commerciale con Washington che ha messo nel mirino le esportazioni cinesi.
I piani presentati da Li Qiang prevedono la creazione di circa 12 milioni di nuovi posti di lavoro nelle città cinesi, mentre Pechino mira a contenere l’inflazione al 2%. Ma le preoccupazioni per i dazi imposti da Trump – che oggi stanno trascinando al ribasso le borse asiatiche – sono palpabili a Pechino. “A livello internazionale, cambiamenti mai visti in un secolo stanno avvenendo in tutto il mondo a un ritmo più veloce”, si legge nel rapporto di lavoro presentato dal governo cinese ai delegati dell’Assemblea nazionale del popolo. “L’unilateralismo e il protezionismo sono in aumento”, si avverte aggiungendo che “a livello nazionale, le basi per una ripresa economica e una crescita sostenuta della Cina non sono sufficientemente solide”.
Pechino aveva annunciato già ieri le proprie misure di ritorsione all’ultimo aumento dei dazi di Washington entrati in vigore lunedì, assicurando a parole che combatterà una guerra commerciale “ad oltranza”. La Cina imporrà dazi fino al 15% su una serie di prodotti agricoli statunitensi, tra cui soia, carne di maiale e grano, a partire dall’inizio della prossima settimana. Molti analisti la considerano, però, una “risposta ancora relativamente contenuta” rispetto ai dazi onnicomprensivi di Trump.
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