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Fed, Powell: aspettiamo più chiarezza prima di agire sui tassi

Roma, 7 mar. (askanews) – La Federal Reserve calibrerà la sua politica monetaria in base all’evolversi della situazione, con l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2% in maniera sostenibile. “La linea non è su un percorso predeterminato”, ha ribadito il presidente della Fed, Jerome Powell nel suo intervento allo U.S. Monetary Policy Forum, organizzato a New York dalla University of Chicago Booth School of Business. Sulle prossime mosse per i tassi di interesse “non abbiamo fretta e siamo ben piazzati per poter aspettare di avere maggiore chiarezza”, ha detto.

“Se l’economia restasse solida, ma l’inflazione non continuasse a muoversi in maniera sostenibile verso l’obiettivo del 2%, possiamo mantenere la restrizione più a lungo”, ha proseguito Powell. All’opposto “se il mercato del lavoro dovesse indebolirsi in maniera inattesa, o se l’inflazione dovesse calare più rapidamente di quanto anticipato, possiamo conseguentemente allentare” l’intonazione monetaria. “La nostra linea attuale è ben posizionata per gestire rischi e incertezze”, ha affermato Powell.

Interpellato sul tema calo dei dazi commerciali decisi, e a volte sospesi, dall’amministrazione Trump, il banchiere centrale ha spiegato che quello che conta per la politica monetaria è quello che possono causare in termini di “effetti di lungo termine”. E “dobbiamo valutare anche il contesto generale, gli effetti sull’economia, dobbiamo considerare tutto questo quando assumiamo una decisione”.

“L’idea generale è che se ci sta un picco sui prezzi che è (solo) una cosa tantum non è appropriato reagire”, perché una reazione monetaria restrittiva “ridurrebbe occupazione e attività e non servirebbe. Ma rispetto ai dazi, praticamente tutti prevedono qualche effetto. Se fosse una cosa una tantum guarderemmo oltre. Ma quello che conta sono gli effetti sull’inflazione di lungo termine, gli effetti persistenti. E dobbiamo valutare il contesto dell’economia – ha spiegato – devi considerare tutto questo quando prendi una decisione”.

Ad ogni modo per ora “nonostante gli elevati livelli di incertezza, l’economia degli Stati Uniti continua a risultare in buone condizioni. Il mercato del lavoro è solido e l’inflazione si è mossa più vicina al nostro obiettivo di lungo termine del 2%”. E “alla Fed siamo focalizzati sul nostro mandato duale, che ci è stato assegnato dal Congresso – ha detto -: massima occupazione e stabilità dei prezzi”.

In serata Wall Street torna leggermente positiva, in un quadro che resta volatile. Il Dow Jones guadagna lo 0,41%, l’S&P 500 segna più 0,34% e il Nasdaq aumenta in misura analoga. Il dollaro recupera marginalmente con l’euro che si scambia 1,0832 sul biglietto verde.

Infine, interpellato su quale fosse il suo banchiere centrale preferito – esclusi coloro che sono ancora vivi – Powell ha risposto “Paul Volcker”, il presidente della Fed durante le presidenze di Carter e Reagan, che operò una rigorosa linea monetaria restrittiva per combattere l’alta inflazione causata dalla crisi del petrolio.

“Nessuno vuole lavorare in una banca centrale quando l’inflazione è alta”, ha rilevato. Ma Volcker è riuscito a intervenire efficacemente con la giusta linea monetaria proprio in una situazione di questo genere, tramite un approccio rigoroso. “Per questo alla Fed siamo una istituzione indipendente, non è per i tempi buoni ma è per poter fare quello che va fatto” nelle situazioni difficili, come accadde a Paul Volcker. (fonte immagine: Chicago Booth School of Business).