Roma, 11 mar. (askanews) – Entro 12 mesi il governo dovrà adottare uno o più decreti legislativi con l’obiettivo di rivedere le modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in Medicina e chirurgia, in Odontoiatria e protesi dentaria e in Medicina veterinaria superando il numero chiuso oggi regolato dai test di ammissione. Lo prevede la proposta di legge approvata in via definitiva dall’aula della Camera.
Il testo, composto da tre articoli, stabilisce i principi e i criteri direttivi che i decreti del governo dovranno rispettare. Innanzitutto è previsto che l’iscrizione al primo semestre dei corsi debba essere libera ma il governo dovrà individuare i criteri di sostenibilità dell’iscrizione libera in base alla disponibilità dei posti dichiarata dalle università. Il governo inoltre dovrà individuare le discipline qualificanti comuni che devono essere oggetto di insegnamento nel primo semestre dei corsi di studio di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, e di garantire programmi uniformi e coordinati, armonizzandone i piani di studio per un numero complessivo di crediti formativi universitari (CFU) stabilito a livello nazionale.
Se l’iscrizione al primo semestre è libera, per il passaggio al secondo semestre è necessario non solo aver conseguito tutti i crediti stabiliti per gli esami di profitto del primo semestre, da svolgere secondo standard uniformi, ma anche collocarsi “in posizione utile” in una graduatoria di merito nazionale. In caso di mancata ammissione al secondo semestre, agli studenti vengono riconosciuti i crediti conseguiti negli esami del primo semestre per consentirgli di proseguire, anche in sovrannumero, in un diverso corso di studi tra quelli di area biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria, da indicare come seconda scelta rispetto ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria, rendendo obbligatoria e gratuita la doppia iscrizione limitatamente al primo semestre.
Critiche le opposizioni per cui “questo provvedimento non abolisce in alcun modo il numero chiuso” ed è “sostanzialmente un bluff” perché “in realtà sposta di sei mesi in avanti il processo di selezione per l’ingresso a medicina e non elimina il numero chiuso. Non lo fa perché, tra l’altro, all’interno di questa delega sono contenute misure molto generiche. È una delega in bianco”, ha commentato la deputata del Pd Irene Manzi.
Elisabetta Piccolotti di Avs teme che la riforma possa aprire la strada alle università telematiche che ad oggi non possono attivare corsi di laurea in medicina: “Vogliamo certezze sul fatto che non lo possano fare nemmeno in futuro, perché lo scenario che potrebbe presentarsi in questo Paese è quello di un numero molto cospicuo di immatricolazioni che gli atenei naturalmente faranno fatica a gestire durante il primo semestre, con aule stracolme, spazi insufficienti e servizi insufficienti per gli studenti, con la conseguenza che, a quel punto, qualcuno provi a dire che la soluzione c’è e si chiama didattica online e didattica telematica”.