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Portogallo, crisi di governo: verso elezioni anticipate

Roma, 12 mar. (askanews) – Nessuna sorpresa dell’ultim’ora: il Parlamento portoghese ha bocciato la mozione di fiducia presentata dal premier conservatore Luis Montenegro, spianando la strada al terzo voto in altrettanti anni.

Il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ha avviato le consultazioni con i partiti per un ritorno alle urne che potrebbe avvenire già l’11 o il 18 maggio – inaugurando una maratona elettorale che si completerà a luglio con le amministrative e a gennaio con le presidenziali.

Il premier ha pagato uno scandalo che riguarda la gestione di Spinumviva, un’azienda per la protezione dei dati creata da Montenegro nel 2021 la cui proprietà è stata trasferita l’anno successivo alla moglie e ai figli: è emerso di recente che l’azienda riceve dei pagamenti mensili da un’impresa di gioco d’azzardo che ha beneficiato un appalto governativo.

Montenegro tuttavia non ha voluto accettare la possibilità di una commissione di inchiesta parlamentare sulla vicenda chiesta dalle opposizioni e ha preferito porre la questione di fiducia, nel tentativo di far ricadere la responsabilità del voto sui rivali, in particolare i socialisti di Pedro Nuno Santos.

Secondo i sondaggi un eventuale ricorso alle urne darebbe risultati molto simili a quelli dello scorso anno: la conservatrice Alleanza Democratica è accreditata del 30% delle preferenze, leggermente davanti ai socialisti mentre l’ultradestra di Chega si confermerebbe terza forza con il 18% dei consensi; quindi nessuna possibilità di maggioranza assoluta.

A rimanere dubbia sarebbe però la posizione dello stesso Montenegro: se è pur vero che attualmente non è accusato di alcun reato – di fatto, tecnicamente non è ancora stata aperta alcuna inchiesta sulla vicenda – il precedente del suo predecessore, il socialista (e attuale presidente del Consiglio europeo) Antonio Costa, rende la sua situazione difficile.

Costa era stato coinvolto in uno scandalo di presunta corruzione per un errore materiale della magistratura, ingannata dall’omonimia con uno degli accusati nel corso di un’intercettazione: nonostante non gli fosse stato contestato alcun reato aveva scelto di dimettersi perché “i doveri di Primo ministro non sono compatibili con i sospetti sull’integrità personale”.

Montenegro ha già fatto sapere di volersi ricandidare alla carica di premier: oltre a quale grado di fiducia saprà conquistarsi da parte dell’elettorato, il secondo dubbio riguarda le alleanze – se cioè i conservatori ribadiranno il ‘no’ all’alleanza con l’utradestra o se decideranno di cambiare strategia e aprire all’ingresso (o all’appoggio esterno) di Chega nell’esecutivo, un precedente che potrebbe avere ricadute europee.