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Il Paradiso caduto di Tosatti: specchio della nostra Apocalisse

Milano, 21 mar. (askanews) – Le stanze di Gian Maria Tosatti sono i luoghi della nostra anima. Non importa la loro dimensione, possono abbracciare semplici appartamenti oppure essere un molo, o anche un intero mare, quello che conta il loro esserci, il loro dirci di noi con evidenza, spesso drammatica, sempre lucida. Il progetto presentato a Milano, nei Magazzini Raccordati sotto la Stazione Centrale, qualcosa che, una volta di pi, si spinge pi in l nell’indagine sui cuori degli uomini. Un “Paradiso”, questo il titolo del lavoro, in irreversibile decadenza, uno spazio spirituale franato, una rovina di noi stessi. Noi perduti senza pi angeli e cieli a cui guardare.

“Il paradiso l’ultima frontiera della speranza degli uomini – ha detto Tosatti ad askanews – ma per una civilt che diventa sempre pi disperata, che forma al paradiso? Ovviamente alla forma di una distruzione di qualcosa in disarmo e quindi entriamo in questo paradiso disarmato e ci rendiamo conto che s, dentro il nostro cuore questa l’ultima frontiera della speranza, cio un vuoto. Dopodich ci rendiamo anche conto che questo vuoto non sfiorito semplicemente perch le speranze le abbiamo perse ma forse c’ una violenza dietro tutto questo, una violenza coercitiva che fa parte di una societ che ci ha portato via forse le speranze, non sono sfiorite nel nostro cuore, qualcuno ce le ha portate via perch governare uomini senza speranza molto pi facile”.

Il vuoto, che cos tanto ritorna nella poetica di Tosatti, qui prende un’altra forma, prende una profondit che quella dell’arte, un’arte che osa, che politica ed umana. Alle pareti i versi dell’Apocalisse, ossia l’ultima Rivelazione, in terra il sale e i nostri passi che diventano consapevolezza. Fino ad arrivare, a pochi metri dal Binario 21 che vide le deportazioni ad Auschwitz, a un tavolo, a un canto disperato, a uno spazio fisico e mentale che condensano l’idea dell’esperienza. A una lista di chi caduto. Un canto dell’innocenza, per dirlo con William Blake, nel momento in cui non pu che essere perduta. Qui, adesso, davanti a noi.

“Il punto – ci ha detto ancora Tosatti – proprio questo, dimostrare e vedere che questo abisso un abisso reale. In fondo alla mostra c’ una porta che apre verso quel binario proiettato verso i campi di sterminio. Quella porta vera, non un simbolo, la realt. Questo luogo un documento di ci che siamo noi abbiamo avuto la possibilit di consentire un viaggio attraverso la poesia dentro un luogo che ci parla di che cosa siamo. Noi siamo stati gli uomini che hanno venduto quelle migliaia di ebrei ai nazisti”.

Il mondo di Gian Maria Tosatti anche un mondo letterario, lo sappiamo, e la sua grammatica d’artista lo nello stesso modo, come pare dicesse Kafka, anche la sua un’arte che vuole essere un’ascia per spezzare il ghiaccio del nostro cuore, che spesso oggi somiglia a uno specchio vuoto. Ma perfino in questo Paradiso post-tutto forse si pu trovare una qualche luce. “L’arte – ha concluso Gian Maria Tosatti – serve esclusivamente a questo: a far vedere agli uomini chi sono davvero dentro il loro cuore, in modo che se c’ qualcosa che non ci piace possiamo cambiarlo, se c’ un mostro possiamo almeno provare a ucciderlo”.

Il progetto milanese si compone anche di una mostra allestita presso la Galleria Lia Rumma, “Es brent! (Brucia!)”, che presenta opere pittoriche e installative realizzate tra il 2023 e il 2025. Anche qui, con la forza devastante delle parole.