Febbraio 2014, Victoria Nuland, stratega della politica estera Usa già ai tempi di Bill Clinton, plenipotenziaria di Obama in Ucraina, al telefono: “Fuck the European Union”. Marzo 2025, James David Vance, vice di Trump: “Non mi piace l’idea di salvare di nuovo l’Europa”. Sono passati 11 anni, sono cambiate le amministrazioni, ma pare che gli amici di oltreoceano percepiscano l’Ue come una sorta di figlioccia sregolata e inaffidabile, inutile, pericolosa e dannosa.
Prendiamone atto. Dopo decenni di cooperazione, i rapporti sono cambiati, il mondo multipolare pone sfide nuove e per l’Europa è arrivato il tempo di crescere. È come nella vita: serve mettere da parte ogni indugio e crescere, indietro non si torna. Servono una identità chiara e alcune consapevolezze: l’identità europea non è un’astrazione culturale. Quando i Popolari europei fanno riferimento alle radici cristiane dell’Europa, il focus non è sulla vita di Cristo oltre 2000 anni fa, ma sull’incommensurabile bagaglio di conoscenze e capacità, innovazioni e slanci valoriali, geopolitici e culturali promossi da chi si rifaceva all’identità cristiana. Insomma, le fondamenta dell’Europa come la conosciamo oggi.
I monaci benedettini che, nel Medioevo, trasmettevano la conoscenza copiando e abbellendo i testi disponibili, e Aldo Moro e il programma Tv “Non è mai troppo tardi” nell’Italia degli anni ‘50, sono legati dal fil rouge della condivisone di valori e conoscenze e dalla loro trasmissione alle generazioni presenti e future.
Per questo, nel mondo della globalizzazione mal realizzata, dei social e della disinformazione, per ricostruire l’identità europea sono quanto mai necessarie occasioni di incontro, confronto e informazione. In questo senso, chiunque metta intorno a un tavolo una pluralità di attori fa un servizio non al proprio partito, alla propria corrente o associazione culturale, ma lavora – spesso gratuitamente – per la nostra Europa. Come più volte ricordato in questa sede e per una volta ancora, è utile prendere come riferimento la Polonia degli anni ’80, nella fattispecie gli attivisti del sindacato cattolico Solidarność. Erano iscritti del primo sindacato indipendente, rappresentante di generazioni di operai e lavoratori che, dagli anni ‘50, lavoravano, spesso a costo della libertà personale, per creare un’alternativa alla dittatura comunista. Insieme alla Conferenza episcopale polacca dell’epoca, costruivano giorno dopo giorno un’alternativa, nel nome dei valori cattolici, avendo bene in mente la necessità di creare un futuro diverso e migliore.
Tra il 1981 e il 1989, in Polonia, migliaia di volontari (docenti universitari e non, scienziati, artisti, sacerdoti, etc…) hanno dato vita al pellegrinaggio verso il santuario della Madonna Nera di Częstochowa. Dopo un giorno di marcia i pellegrini usufruivano di lezioni di formazione politica, letture di testi sociologici e antropologici, gratuitamente fornite dagli attivisti di Solidarność. Le loro azioni hanno fatto crollare il Muro di Berlino e costruito un’alternativa democratica per tutta l’Europa centrorientale.
Oggi, come allora, il lavoro, la fatica, le qualità di chi lavora nel nome di valori che hanno radici antiche ma sono quanto mai attuali, costituiscono la chiave per un avvenire migliore per l’Ue e, soprattutto, per gli europei del futuro. Solo i veri Popolari sanno come adempiere a questo ruolo e a questa generazione di Popolari europei sono richiesti, come sempre in tempi di crisi, generosità, visione e senso di responsabilità.