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La Cina avverte: risponderemo fino "in fondo" ai dazi di Trump

Roma, 8 apr. (askanews) – La Cina ha lanciato oggi un nuovo avvertimento a Donald Trump: rispetto alla minaccia di ulteriore innalzamento dei dazi, Pechino è pronta a ribattere “fino in fondo”. E, su questo punto, sulla sua strada potrebbe ritrovare un alleato inedito: l’Unione europea. I due giganti ai due lati dell’Eurasia al momento si annusano, dopo anno di freddo. Oggi una telefonata tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro cinese Li Qiang ha affrontato proprio questi temi.

La Cina è stata colpita duramente con una tariffa del 34 per cento, aggiunta ai dazi già esistenti del 20 per cento introdotti nei due mesi scorsi. Pechino ha reagito rapidamente venerdì, applicando una tariffa reciproca del 34 per cento su tutte le importazioni dagli Stati Uniti, che entrerà in vigore giovedì. Ha inoltre imposto controlli all’esportazione su minerali critici e su 16 società americane del settore della difesa e della tecnologia. Trump, scrivendo sui social media, ha minacciato che, se la Cina non cancellerà i dazi ritorsivi contro gli Usa, Washington imporrà ulteriori dazi del 50 per cento sulle merci cinesi.

Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lin Jian, nella quotidiana conferenza stampa a Pechino, ha detto che l’aggressione tariffaria da parte degli Stati uniti “viola gravemente i diritti legittimi di tutte le nazioni, infrange in maniera palese le regole stabilite dall’Organizzazione mondiale del commercio, danneggia profondamente il sistema multilaterale degli scambi basato sulle regole e destabilizza l’ordine economico globale”.

La Cina, ha continuato Lin, “esprime una forte condanna e si oppone fermamente a tali misure”, che portano a una “guerra commerciale che nessuno può vincere”. E ha insistito: “I cinesi non provocano e non temono conflitti; fare pressioni, minacce o ricatti non rappresenta il modo corretto di relazionarsi con la Cina. La nostra nazione adotterà le misure necessarie per difendere con decisione i propri diritti e interessi legittimi. Se gli Stati Uniti, ignorando gli interessi della Cina e di tutta la comunità internazionale, insisteranno nel proseguire la guerra commerciale, la Cina l’affronterà fino in fondo”.

Questo non indica, tuttavia, da parte di Pechino una volontà di chiudere la porta ai negoziati. Ieri un commento sul Quotidiano del Popolo, il giornale del Partito comunista cinese, si precisava proprio questa cosa, ma nello stesso tempo all’impatto con una serie di contromisure, tra le quali quella di allargare il mercato interno.

Secondo molti osservatori, un altro aspetto della risposta cinese potrebbe essere l’apertura di scambi più intensi con l’Europa, dopo anni di freddo e di restrizioni commerciali reciproche. E’ dal ritorno alla Casa bianca di Trump che Europa e Cina si “annusano”. Oggi Von der Leyen e Li Qiang hanno affrontato la questione di una telefonata.

La presidente dell’esecutivo europeo ha sottolineato la necessità di mantenere stabilità e prevedibilità per l’economia globale, in risposta agli scossoni causati dai dazi imposti dagli Stati uniti. Von der Leyen ha chiarito la responsabilità che Europa e Cina hanno nel sostenere un sistema commerciale forte e riformato, libero, equo e basato su regole di parità.

La numero uno della Commissione ha invocato una risoluzione negoziata della situazione attuale, sottolineando la necessità di evitare ulteriori escalation. Ha inoltre rimarcato il ruolo critico della Cina nel contenere possibili deviazioni commerciali generate dai dazi, in particolare nei settori già colpiti dalla sovracapacità globale. A tale proposito, i leader hanno discusso l’istituzione di un meccanismo per monitorare tali deviazioni e per garantire che ogni sviluppo venga affrontato in modo adeguato.

Tuttavia, Von der Leyen ha anche ribadito l’urgenza di adottare soluzioni strutturali volte a riequilibrare il rapporto commerciale bilaterale e a favorire un migliore accesso delle imprese, dei prodotti e dei servizi europei al mercato cinese.

Un percorso di avvicinamento che, quindi, ha ancora molte tappe da percorrere. Ma che ha anche un propulsore importante, che è l’intransigenza dell’amministrazione Trump.