Roma, 8 apr. (askanews) – “Adesso la faremo”: così una fonte in genere bene informata sulle vicende interne del Movimento 5 stelle risponde alla domanda sull’attesa votazione online degli iscritti sulle nuove regole interne. Un “adesso” che rimane indefinito ma che dovrebbe comunque cadere prima della Pasqua o al più tardi nel periodo del lungo ponte fra il 25 aprile e il primo maggio. Questo perché il tema può riguardare la selezione di candidature per elezioni amministrative e regionali in programma nei prossimi mesi e non è possibile rinviare questo adempimento all’infinito.
Incassato il successo – forse inatteso nelle dimensioni – della manifestazione pacifista del 5 aprile scorso, rilanciata la battaglia parlamentare sugli stessi temi con la mozione contro il piano di riarmo europeo, Giuseppe Conte si prepara, quindi, ad affrontare il prossimo passaggio della riforma interna del Movimento, avviata con il “processo costituente” seguito ai negativi risultati elettorali della scorsa primavera. Definita la collocazione del M5S nel campo progressista (ma da “indipendente”), archiviata a larga maggioranza la scomoda figura del garante-fondatore Beppe Grillo, restano da definire le regole sui mandati elettorali.
Gli iscritti, al termine dell’assemblea costituente, hanno approvato l’idea di superare il limite di due legislature (o consiliature) nelle istituzioni locali e nazionali, in origine un caposaldo del codice etico a 5 stelle. Pensata in origine dai fondatori Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio come freno alla costituzione di un gruppo dirigente e di un ceto politico di professione, questa regola negli anni ha perso il consenso degli attivisti, vista più come un freno alla promozione dei “migliori” che come presidio di moralità. Il voto di novembre su quesiti multipli ha lasciato aperte diverse opzioni e Conte ha consultato in varie tappe i parlamentari, il Consiglio nazionale e infine il Comitato di garanzia. A chi, fra i suoi (parlamentari al secondo giro che aspirano a un terzo mandato, ex parlamentari con la legittima speranza di rientrare in pista), si attendeva un semplice via libera al terzo mandato, Conte ha sempre opposto il suo no al “carrierismo” a suo giudizio incompatibile con l’ispirazione originaria del M5S.
Nelle scorse settimane pareva fosse stato raggiunto un punto di equilibrio nel testo che il leader ha promesso di sottoporre alla consultazione digitale: dovrebbe rimanere in vigore il divieto dei tre mandati nella stessa istituzione, mentre si potranno fare due mandati parlamentari e uno regionale, o comunale (la deroga venne fatta già in era Grillo per la sindaca di Roma Virginia Raggi con il cosiddetto “mandato zero” nel consiglio comunale). E naturalmente viceversa: due in Regione uno in Parlamento, ad esempio. Un passaggio necessario, e a questo punto quasi urgente, per sbloccare l’attesa candidatura alla presidenza della Regione Campania di un 5 stelle in quota centrosinistra: il più accreditato è l’ex presidente della Camera Roberto Fico, non a caso il primo oratore ufficiale nella piazza del 5 aprile. In ogni caso, Conte dovrebbe tenersi le mani libere (o l’ultima parola) sulle candidature, attraverso il meccanismo delle deroghe: per superare i limiti citati, infatti, servirà l’approvazione del presidente, o quantomeno sarà lui a indicare per quali personalità interne si potrà chiedere agli iscritti o agli organismi dirigenti di derogare ai limiti.